Cambia la composizione del girone: dopo 2 anni a larghissima prevalenza toscana, si passa con piemontesi e lombarde. Con i criteri di oggi il piazzamento finale (quinto posto) non sarebbe per nulla disprezzabile, a quei tempi lasciò tantissimo amaro in bocca per il distacco abissale (-10) dalla zona-promozione in un’epoca in cui salivano dirette le prime 2 classificate.
Il timone della società viene preso da Mario Vagnola, che subentra a Viano junior. Gli obiettivi sono chiari: disputare un torneo di vertice. La squadra viene svecchiata e si punta su molti giovani di belle speranze: qualcuno si rivelerà all’altezza della situazione, qualcun altro un “pacco” clamoroso.
L’allenatore Locatelli salta dopo sole 6 giornate: fatali per lui, dopo un avvio in perfetta media inglese, la doppia sconfitta casalinga contro Rhodense e Pro Patria a cui si aggiunge quella di Asti. In queste tre partite si evidenzia l’assoluta inadeguatezza del portiere, che, dopo, si scoprirà aveva problemi di vista, mai confessati per timore di perdere il posto. Purtroppo le prestazioni di Cannarozzi sfiorano il ridicolo e a Novembre viene richiamato in fretta e furia “nonno” Ridolfi, che con i suoi 37 anni è il più anziano del gruppo.
La panchina è affidata a Giorgio Canali, tecnico indiscutibile, sotto la cui guida il Savona si riporta in zone di classifica più nobili. Si mettono particolarmente in luce due giovani: Roberto Barozzi e Gabriele Bongiorni. Per loro si apriranno le porte del calcio professionistico di ottimo livello, che frequenteranno a lungo nella loro carriera.
Alla 33a giornata, in occasione di Savona-Casatese, nel mondo del calcio suona un’immaginaria campanella: dopo un’ora di gioco Pierino Prati chiede la sostituzione. I presenti, lì per lì, pensano a un infortunio, ma quando lo vedono alzarsi dalla panchina e andare a capo chino, con le scarpette in mano, verso le scalette del sottopassaggio, capiscono che da lì non lo vedranno sbucare mai più con addosso una maglia da calcio. Dagli spalti si alza un applauso caldo, commosso, che accompagna uno dei più grandi bomber italiani verso la sua ultima doccia nello spogliatoio del Savona.
“Assieme al Milan, l’altra squadra che ho nel cuore è il Savona” ha dichiarato varie volte e proprio nella nostra città ha voluto chiudere la carriera, omaggiandola così di un privilegio che molte località avrebbero voluto vivere.
Pierino Prati, tra serie B e C2, nel Savona ha giocato 108 partite in 4 stagioni, segnando 49 reti (fate il conto: è quasi una ogni due partite), di cui l’ultima proprio in occasione della sua gara di addio.
Categoria: Senza categoria
1979-80
La seconda stagione in C2 è appena un po’ meno movimentata della prima.
Al posto del deludente Sulfaro in porta vengono promossi un giovane delle giovanili, Zappa, e dalla Salernitana via Inter arriva un ragazzeto di belle speranze su cui Italo Ghizzardi dovrà lavorare tantissimo, tale Walter Zenga…
Allenatore diventa “Chico” Locatelli e la rosa viene sfoltita di tutti quegli elementi presi di fretta e furia l’anno precedente, a causa delle ben note vicende societarie. Si apre una collaborazione con l’Inter, che presterà un paio di buoni elementi (Pincio e Testa), e altri vengono scovati in zona.
In attacco il duo Marcolini-Prati ha al suo fianco Miro Zunino in veste di rifinitore e Altovino come guastatore.
La partenza è sontuosa: 4-1 al Città di Castello con uno show di Pierino Prati, che segna una tripletta e dà l’impressione di essere tornato indietro di vent’anni. Si prosegue con regolarità fino alla quinta, poi qualcosa s’inceppa e tra pareggi e sconfitte la classifica s’ingarbuglia sempre più. La tensione comincia a salire e, in occasione dell’incontro casalingo contro la Lucchese, l’arbitro viene violentemente contestato; la protesta si tramuta in assedio a fine partita (fatto piuttosto frequente in quegli anni) e il direttore di gara viene chiuso con catena e lucchetto all’interno dello stadio. Il suo rapporto di gara sarà particolarmente pesante: squalifica del campo. La notizia prima viene accolta con rabbia, poi ci si organizza per andare a sostenere la squadra nella non lontana Chiavari, sede prescelta per la partita contro il Sansepolcro, squadra anche lei impegnata nella lotta per evitare la retrocessione.
Il 20 Gennaio il Comunale di Chiavari si presenta completamente pavesato di bianco e blu; i 3.000 posti disponibili sono abbondantemente esauriti, tanto che parecchie persone seguono la partita arrampicate sugli alberi! In un clima del genere il Savona torna alla vittoria dopo ben 10 giornate e ricomincia il cammino verso la salvezza.
Salvezza che arriverà con due giornate di anticipo, in occasione di una partita in cui i biancoblù stabiliscono un record mondiale: riescono nell’impresa di sbagliare 3 rigori in 90 minuti!
L’incontro era il penultimo casalingo, contro il Grosseto che schierava in porta Bistazzoni, futuro portiere della Sampdoria (ma ci pensate? Da una parte Zenga, dall’altra Bistazzoni per due squadre di centro classifica…). Dal dischetto fallirono Zunino, Zorzetto e Marcolini, il quale tirò però una bordata centrale che il portiere respinse corto e quindi “Marco” riuscì a prendere la respinta e regalare i due punti della tranquillità ai compagni.
A fine stagione Walter Zenga, nettamente migliorato dopo la “cura Ghizzardi”, salpa verso San Benedetto del Tronto e da lì approderà alla casa madre Inter e alla Nazionale: niente male per un portierino che sulle uscite non riusciva ad indovinarne una…
Il campionato vide prevalere il Prato, con la seconda promozione che fu conquistata dallo Spezia a causa della penalizzazione inflitta alla Rondinella per uno dei tanti scandali sul calcio-scommesse che hanno ammorbato il calcio italiano.
1978-79
Uno di quegli anni “da Savona”, in cui si passa dalla disperazione più nera all’esaltazione massima senza vie di mezzo, senza che in nessun altro posto si sia in grado di capire.
Mario Robbiano iscrive il Savona alla neonata serie C2, poi molla lì tutto minacciando ritorsioni se non verrà aiutato a gestire il club. Dato che queste sfuriate avvenivano con cadenza trimestrale nessuno dà il giusto peso alle sue parole: persino qualche reduce della stagione precedente comincia ad allenarsi in attesa che la situazione si sblocchi. A quindici giorni dall’inizio del campionato ci si accorge che fa sul serio: campagna acquisti inesistente, contratti depositati zero, i pochi stipendi mai pagati, Robbiano scomparso nel nulla e niente che possa somigliare a una società!
Vista la situazione, dopo le prime partite di Coppa Italia i “vecchi” che si erano aggregati salutano e se ne vanno, restano i ragazzini della formazione Beretti. I dirigenti delle giovanili cercano di correre ai ripari alla meno peggio, ma la situazione precipita velocemente: chi ha un minimo di mercato preferisce lidi più sicuri, non ci sono neanche undici giocatori da mandare a Massa! A dire il vero non ci sono neanche tute e maglie, Robbiano ha promesso disimpegno totale e così è stato.
Per evitare guai peggiori in Federazione, si reclutano alla meno peggio 15 ragazzi tra quelli che erano ancora tesserati, molti di loro non avevano svolto nemmeno un allenamento! A Massa il “Savona” ci arriva su due pulmini da 9 posti, le tute sono state rattoppate dalle mamme e così le maglie. In campo è un massacro: Marongiu invita i compagni alla goleada nonostante le resistenze di qualcuno, il primo tempo finisce 6-0 ma il peggio deve ancora arrivare.
Nella ripresa praticamente è un tiro al bersaglio, i tifosi locali sono sconcertati: non hanno mai visto uno sconcio tale! La loro squadra prende a pallonate un manipolo di ragazzini che si sono presentati solo per fare presenza!
“Volevamo fare più gol possibile per la differenza reti” è la penosa scusa inventata a fine partita per giustificare un simile comportamento. Il 15-1 finale è un fuoco che brucia sulla pelle di tutta la città; il risultato travalica i confini locali e viene annunciato a “Domenica Sprint” da uno sghignazzante Guido Oddo; i tifosi sono infuriati e invitano le istituzioni a prendere provvedimenti per cercare di salvare la società.
La ciambella di salvataggio viene lanciata da Michele Viano, imprenditore albisolese che accetta di assumere il ruolo di Presidente; nel frattempo è cominciato il campionato e per il Savona è subito uno 0-4 casalingo contro il Montecatini che fa di tutto per evitare di tirare in porta…
Nella successiva trasferta di Civitavecchia esordisce in porta Tunno, ventenne portiere dai grandi margini di miglioramento e lo score si riduce a 0-1. Alla terza giornata una prova tutta cuore contro il Grosseto permette ai giovani striscioni di conquistare un punto che si rivelerà fondamentale nell’economia del campionato; poi viene il viaggio a Olbia, ma già si sa che dalla domenica successiva il Savona non sarà più composto da ragazzini.
Il Presidente Viano e i suoi collaboratori hanno cominciato a rastrellare tutto quello che riuscivano a trovare in giro in modo da da affidarlo a Valentino Persenda, l’unico allenatore possibile in un simile frangente: eterne promesse, vecchie glorie imbolsite e quei giocatori, alcuni dei quali validi, che a Ottobre non erano riusciti ancora a trovare una squadra.
I giornali annunciano con pagine intere la rinascita del Savona, le edicole sono colorate di biancoblù per i gadget che vengono regalati dai quotidiani, domenica 29 Ottobre sono 10.000 le persone che si recano a vedere Savona-Viareggio! L’entusiasmo è alle stelle, ci sono sfilate di bande e majorettes, comincia la partita e… il Viareggio va in vantaggio!
Ma di fronte a un pubblico del genere, anche una squadra raccogliticcia, senza preparazione e amalgama come il Savona di quel giorno, non può perdere. Due minuti e Zunino pareggia su rigore, poi nel secondo tempo Marcolini e Lanni chiuderanno definitivamente la pratica.
Il colpo dei colpi, però, deve ancora arrivare. Dalla serie A scende appositamente per “dare una mano” uno dei più grandi bomber italiani degli anni ’70: Pierino Prati! Il suo viaggio in giro per l’Europa e il mondo, che lo ha portato a conquistare tutti i trofei più prestigiosi, finisce a Savona: la squadra nella quale aveva esordito da giovanissimo in serie B, quella che lo aveva lanciato nel mondo del calcio professionistico, i colori dei quali si era follemente innamorato e che aveva voluto tornare ad indossare per chiudere la propria carriera da dove aveva iniziato. Il riscontro è immediato: la città si mobilita ad ogni partita per seguire gli striscioni. Si sprecano i treni speciali per ogni dove, nonostante il cammino incerto di una squadra messa insieme in quindici giorni.
Alla 12a giornata si presenta al Bacigalupo la Massese: il clima non è infuocato, è torrido. I toscani rinunciano al riscaldamento sul campo per evitare di arroventare ulteriormente il pubblico; il “prode” Marongiu, atteso con impazienza, ha pensato bene di farsi squalificare la giornata precedente: non si sa mai… Quando le squadre sbucano dal sottopassaggio 8.000 bocche urlano forsennatamente qualsiasi improperio contro i bianconeri; in uno stadio che vede i Carabinieri schierati sulla pista di atletica con i lacrimogeni dentro ai tascapane, la partita prende il via.
I tifosi non hanno neanche il tempo di smettere di urlare che già esultano: dopo 30 secondi ha segnato Dainese! Sembra l’inizio della tanto attesa rivincita, ma il risultato non si muoverà più dall’1-0.
Il 25 Gennaio 1979 muore Michele Viano, stroncato da un tumore: lo choc è grande, ma il gruppo dirigenziale è forte e il figlio risoluto nel continuare l’avventura intrapresa dal papà. Si prosegue quindi con rinnovata fiducia, dopo un comprensibile sbandamento durato qualche partita.
L’8 di Aprile, a sette giornate dal termine, al Bacigalupo arriva la Sanremese, preceduta da una sarcastica dichiarazione del suo presidente, Borra: “Prati? E’ una statua di sale”. Pierino la peste non andava provocato in questo modo poco urbano, ma replicò a modo suo: tripletta e 3-0 finale… Dopo quella sconfitta i matuziani vinsero tutte le ultime 7 partite e furono promossi in serie C1!
Il Savona, invece, continuò nei suoi alti e bassi fino ad arrivare all’ultima giornata bisognoso dei due punti sul campo del già salvo Derthona: a Tortona salirono circa 3.000 tifosi. Per portarli in trasferta vennero requisiti pullman in tutta la provincia; quando la marea di mezzi arrivò nella cittadina piemontese, provocò il collasso della viabilità verso lo stadio, situato in cima ad una collina servita da strette stradine. In un modo o nell’altro la situazione venne risolta e il Savona giocò l’ultima partita del torneo praticamente in casa. Da ricordare i tifosi più o meno nascosti dietro alle siepi intorno al campo di atletica e impazienti di festeggiare la salvezza già un quarto d’ora prima del fischio finale.
Il Savona mantenne quindi la categoria, riuscite ad indovinare a spese di chi? Ma della Massese, naturalmente: la vendetta è un piatto che si consuma freddo…
In un campionato del genere non ci fu solo la storia del Savona a tenere banco: alla fine delle 34 giornate appaiate al secondo posto, che garantiva anch’esso la promozione in C1, c’erano ben 5 squadre! Montevarchi, Cerretese, Carrarese, Sangiovannese e Imperia chiusero tutte a 41 punti.
Con una decisione che fece discutere, la Federazione, invece di considerare gli scontri diretti o almeno la differenza reti, decise di organizzare un minitorneo a cinque con partite di sola andata, in cui tutti avrebbero giocato due volte in casa e due fuori. Cosa si verificò alla fine del gironcino? La più assurda delle situazioni: di nuovo tutte le squadre appaiate con gli stessi punti!
Si era alle soglie di Luglio e la Cerretese, economicamente più debole, decise di rinunciare al “girone di ritorno”. Vennero così organizzati scontri ad eliminazione diretta che videro finalmente promosso il Montevarchi dopo un’estenuante maratona.
1977-78
Il Savona viene promosso, ma solo di mezzo scalino. La nuova serie C2, infatti, è una via di mezzo tra la D e la C: categoria professionistica come la C, ma che darà diritto solo alla promozione in C1 invece che alla B.
Comunque il Savona sale il mezzo scalino assieme a Imperia, Derthona, Albese e alla ripescata Sanremese. Alla guida degli striscioni viene chiamato Valentino Persnda, che riallaccia così il rapporto con la squadra della sua città.
La formazione è forte e spettacolare: Ridolfi in porta una saracinesca, nonostante l’altezza non eccelsa; un centrocampo solidissimo su cui svetta il funambolico Pandolfi, chiamato “Mandrake” dai tifosi per i giochi di prestigio con la palla; un attacco terribilmente concreto, composto da Pietropaolo e Buscaglia; una difesa splendidamente orchestrata da Nervi e Torchio.
Approfittando della formula che prevede la promozione delle prime 4 della classe, la domenica prima di Natale il passaggio di categoria è già diventato pura formalità: 10 vittorie e 4 pareggi nelle prime 14 giornate scavano un abisso fra gli striscioni e il resto della compagnia; una sconfitta indolore e poi altre 14 giornate imbattuta per una squadra che avrebbe avuto tutte le caratteristiche per imporsi alla stragrande in un torneo regolare, ma che poi lasciò all’Imperia l’onore del primato, una volta avuta la certezza matematica della promozione, a 6 giornate dalla fine…
In questa stagione il Savona ottiene anche una delle rarissime vittorie a tavolino della sua storia: succede a Borgomanero, alla prima di ritorno, quando i tifosi locali tentano l’invasione di campo dopo che l’arbitro aveva assegnato un rigore a favore dei biancoblù.
1976-77
L’Omegna si prende quanto aveva perso l’anno prima, il Savona termina al 4° posto “grazie” a un finale di torneo disastroso che vede i biancoblù conquistare 3 soli punti in 6 giornate.
Il gruppo comunque è valido, cementificato anche dalle continue “trovate” di Robbiano che, tra l’altro, licenzia l’allenatore Tognon al termine del girone di andata, dopo che questi aveva subito una sola sconfitta in 17 partite e aveva battuto l’Omegna nello scontro diretto!