Un altro cambio al vertice: la guida societaria viene assunta dall’Ing. Giorgio Bartoli, il quale allestisce quella che a prima vista sembrava una dignitosa compagine di calcio.
Purtroppo l’impressione è quanto mai fallace, perchè il girone di Coppa Italia in cui il Savona gioca e non dispiace, su 4 partecipanti, è composto da ben 3 squadre che a fine stagione retrocederanno. Ma questo lo si scoprirà solo alla fine.
L’illusione prosegue anche all’inizio del campionato, con un avvio non esaltante ma dignitoso. A metà girone di andata il patatrac: una serie di sconfitte brucianti intervallate da rari pareggi e vittorie fanno precipitare in classifica i biancoblù. Al giro di boa tutto pare già seriamente compromesso nonostante il cambio di panchina (al posto di Sacco veniva chiamato Ferretti), a Febbraio si riaccendeva qualche flebile speranza ma poi tutto riprecipitava nel caos più assoluto con il richiamo in panca di Sacco.
Il Savona, subito dopo Pasqua, dava l’addio ai professionisti con un mese abbondante sulla fine del campionato e potendo “vantare” il peggiore attacco del girone: solo 16 gol segnati, nemmeno 1 ogni 2 partite…
Categoria: Senza categoria
1984-85
Il Savona finisce il campionato nel mischione di centroclassifica. Stagione abbastanza travagliata, con l’allenatore Tonelli che viene esonerato dopo sole tre giornate di campionato e sei di Coppa Italia, comunque tutt’altro che brillanti.
I biancoblù si mettono evidenza come la squadra che più di ogni altra strappa pareggi: ben 21 in 34 giornate… Ne consegue che il torneo non verrà certo ricordato come una delle stagioni più brillanti degli striscioni. Il grigiore di questo torneo viene evidenziato dal fatto che, dopo la 15a giornata, in 5 mesi il Savona non riuscirà più a vincere neanche una partita!
Sulla linea dei terzini giostra un atleta che ancora non sa che le più grosse soddisfazioni, con questa maglia, se le leverà da allenatore: Felice Tufano.
Il campionato è un discorso a tre fra Siena, Prato e Alessandria; la spuntano i senesi e la seconda promozione viene decisa allo spareggio: vincerà il Prato 3-2.
Incredibile invece, l’epilogo in coda: in 6 a 29 punti, con la mega-classifica avulsa che premia Spezia, Voghera e Carbonia a scapito di Obia, Nuorese e Imperia.
1983-84
Cambio della guardia forzato al vertice societario: Leo Cappello viene indagato a seguito dello scandalo Teardo e deve lasciare la presidenza, al suo posto subentrano i figli di Stefano Del Buono, Nico e Marino.
Il passaggio è traumatico a causa degli eventi e questo non è certo il miglior viatico possibile per costruire una stagione. Ciononostante, pescando nei settori giovanili delle società maggiori e potendo contare su dei giocatori di sicura esperienza, si riesce ad assemblare una formazione dignitosa.
Il cammino della squadra risulta, purtroppo, particolarmente penalizzato da una serie iniziale oltremodo negativa (che vede gli striscioni all’asciutto di vittorie per ben 9 giornate) e da un numero eccessivo di pareggi che fanno sì che i biancoblù non riescano ad andare oltre il centroclassifica, bissando così il piazzamento dell’anno precedente. Ottimo, per contro, il girone di ritorno, con due sole sconfitte al passivo.
Un campionato che risulterà parzialmente falsato dal ritiro del Sant’Elena Quartu che, a causa di gravi problemi economici, darà forfait alla fine del girone di andata. Fa da contraltare a questa disavventura il campionato del Livorno: gli amaranto salirono di categoria imbattuti e con la rete violata solamente 7 volte in 32 incontri!
1982-83
Torneo dagli addii eccellenti per lidi assolutamente opposti.
Enzo e Negretti utilizzano il Savona come trampolino di lancio per approdare, nel giro di pochi anni, addirittura in Serie A. Partiranno a braccetto dalla Riviera e approderanno a braccetto nel Salento: sarà il Lecce a vederli protagonisti in A nel torneo ’85/’86, dopo due stagioni nei cadetti.
Uno e l’altro hanno avuto fior di maestri nel Savona, Oliviero Zorzetto e Giuseppe Ridolfi: anche loro due lasceranno il Savona a fine campionato, ma a fine carriera e dopo aver trascorso in biancoblù stagioni di assoluta rilevanza.
Zorzetto dopo quattro campionati da cursore di centrocampo ha messo insieme qualcosa come 108 partite segnando 9 gol, senza contare quello contro il Vicenza nella semifinale di Coppa Italia. Prezioso nella linea mediana fu uno degli artefici della magnifica salvezza nella prima stagione in C2 e per quattro anni rappresentò uno dei punti cardinali dei biancoblù, strappando sempre l’applauso per l’abnegazione per la maglia.
“Nonno” Ridolfi se ne andò da Savona alla tenera età di 40 anni, dopo essersi giocato il posto con un ragazzino di 20 anni più giovane di lui. Portiere non certo alto ma agilissimo, dava spettacolo involontariamente a causa della statura non eccelsa, ma era di una concretezza assoluta: mai un passo in più o in meno, mai un movimento che non fosse necessario. “Se l’ha preso Ridolfi di certo era imparabile” era il commento degli sportivi quando il Savona subiva un gol.
Parlando di Ridolfi è necessario ricordare l’amichevole dell’Agosto 1981 giocata contro l’Inter davanti a 10.000 persone e persa per 2-1 grazie alle sue strepitose parate: il giorno dopo i giornali sportivi parlavano di questo portiere e di quello che aveva fatto vedere. La partita più bella se l’era tenuta per giocarla contro una grande del calcio italiano.
5 stagioni nel Savona, 2 in D e 3 in C2, con una promozione e 132 partite giocate: un atleta che ha tenuto altissima la tradizione che vuole il Savona squadra dagli ottimi portieri.
Il campionato invece scivolò via nella più assoluta mediocrità: 34 punti in altrettante partite con pochissimi gol segnati e ancor meno subiti. Si stava entrando in una pericolosa fase di stallo.
1981-82
Vale la pena rivivere l’avventura di coppa più ancora che quella di campionato, dove il Savona viaggiava a buon ritmo, ma poi la squadra ha dimostrato di preferire caratterialmente le sfide secche dell’eliminazione diretta: il girone di qualificazione vede gli striscioni chiudere imbattuti davanti ad Imperia e Sanremese, che militava in C1.
La prima fase veniva considerata alla stregua delle amichevoli di Agosto, quelle in cui si cercano più gli schemi e le intese fra i vari reparti che le vittorie: il superamento del turno era motivo di soddisfazione ma niente più. Nei sedicesimi il primo ostacolo: l’Empoli. I toscani non erano ancora la realtà del calcio professionistico che sarebbero diventati da lì a pochi anni: erano ancora nella fase della semina, un’ottima semina che li avrebbe portati a vincere la C1 l’anno successivo. Il Savona passò agevolmente il turno al cospetto dei più quotati rivali e si presentò agli ottavi spostando di pochi chilometri il raggio d’azione: a Prato. I biancoazzurri pratesi militavano nella stessa categoria degli striscioni, girone C; a dirla così sembrerebbe che l’impegno fosse stato più facile, invece si rivelò assai ostico: all’1-0 dell’andata i toscani replicarono con lo stesso punteggio e solo i rigori qualificarono il Savona.
Nei quarti davanti ai biancoblù si parò la terza squadra biancoazzurra di fila: il Novara, che tra l’altro era anche compagna di girone. Altra sfida sul filo di lana: all’1-0 per i biancoblù dell’andata, i piemontesi replicarono con un 2-1. Non valeva il gol segnato in trasferta per cui si andò nuovamente ai rigori, e nuovamente i tiri dagli undici metri premiarono gli striscioni.
Il discorso cominciava a farsi interessante: in semifinale il Savona avrebbe incontrato il Lanerossi Vicenza, caduto in C1 dopo decenni di serie A e B. A blasone non c’era gara, a nomi nemmeno: i biancorossi non lesinavano gli sforzi per tentare il ritorno fra i cadetti , il Savona vivacchiava a metà classifica in C2… Sul campo il discorso sarebbe stato ben diverso.
Andata al Bacigalupo: 4.000 persone per la notturna di martedì 4 Maggio. La prima semifinale di Coppa ospitata da Savona.
Gli ospiti sono nettamente più forti ma i biancoblù si battono come leoni, la grinta contro la tecnica, la tenacia contro la sagacia. Il Savona passa in vantaggio con Zorzetto e i tifosi non credono ai loro occhi: si comincia a sognare la finale! A riportare tutti sulla terra ci pensa Perrone, entrato da 10 minuti al posto di Grop. La prova tutta cuore e volontà degli striscioni alla fine viene ripagata con grandi applausi, come se avessero veramente vinto.
Il ritorno si gioca un mercoledì pomeriggio: il 19 Maggio. Attaccati alle radio si vivono momenti di un’intensità fenomenale quando Luccini, praticamente nell’unica azione d’attacco del Savona, porta in vantaggio i biancoblù! E’ il 20° del primo tempo e manca veramente troppo per crederci: si aspetta l’onda d’urto veneta e i conseguenti danni. Invece il previsto assalto si trasforma solo in un assedio, passano i minuti ma la difesa ospite non capitola.
Rispolverando un catenaccio degno del Padova anni ’60, i biancoblù si arroccano senza cedere: Ridolfi salta da un palo all’altro come se avesse vent’anni, i difensori spazzano tutto quello che passa in prossimità dell’area, il Savona si difende in 10 e lascia là davanti Luccini, pronto a colpire e tenere palla in qualche raro contropiede.
A trenta dal termine comincia una sofferenza inenarrabile; a venticinque si suda più che i giocatori in campo; a venti il mutismo è totale; “Quanto manca?” “Un quarto d’ora” “Chi è l’altra finalista?” “Il Campobasso” “Sono forti?” “Eeeh…”; meno dodici: gli sguardi esprimono un solo concetto “Dimmi che non sto sognando, dimmi che non sto sognando!”. A dieci dalla fine Pierino Cucchi, vecchia gloria biancoblù e allenatore del Savona, fa una cosa per cui i tifosi del Delfino si mettono le mani nei capelli: fuori Luccini, unica punta che teneva impegnati due uomini a sua guardia, e dentro un difensore!
Definirla una mossa sciagurata è poco: senza punte avversarie in campo i vicentini possono attaccare a pieno organico, invece che con soli 8 uomini. Il Savona rincula ma non ha più nessuno che possa lottare sui rinvii e alleggerire la pressione sulla difesa. Neanche il tempo di farsi passare per la testa tutti questi pensieri che i berici pareggiano; negli ultimi 9 minuti i padroni di casa ribaltano la situazione e distruggono il sogno di una città che, invece di lavorare, aveva passato il pomeriggio incollata alla radio. Le qualità dei biancorossi vengono fuori anche nelle due finali e sarà il Lanerossi ad aggiudicarsi la Coppa.
Ma la stagione non si riduce alla sola cavalcata di Coppa Italia. In squadra esordisce il fglio dell’allenatore: Enrico Cucchi, giocatore di classe cristallina che a soli 16 anni si leva la soddisfazione di iniziare la carriera fra i professionisti.
Il Savona sarà solo la prima tappa di un cammino che lo porterà a vestire anche la maglia dell’Inter e della Nazionale Under 21, ma che verrà tragicamente troncato a soli 31 anni.