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1923-24

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La seconda metà degli anni ’20 è contrassegnata dalla definitiva affermazione del calcio come fenomeno di massa, in Italia ed in Europa.
Nel nostro Paese, in particolare, i gerarchi fascisti (che stanno lavorando per installare definitivamente l’egemonia del partito sulla vita sociale e culturale) intuiscono le grandi potenzialità propagandistiche del gioco e lavorano su tre fronti: il prestigio internazionale (e, rapidamente, la nazionale italiana, nelle cui file saranno innestati anche fortissimi oriundi sudamericani: da Libonatti, a Monti, da Guaita ad Orsi, si renderà estremamente competitiva a livello mondiale); la razionalizzazione e l’allineamento al regime della struttura interna (si affaccia il regime professionistico; le diverse categorie sono rigidamente gerarchizzate e si arriva al sospirato girone unico di Serie A con la stagione ’29 -’30; inoltre si procede ad una serie di fusioni coatte, per dotare determinate città di una sola squadra di riferimento, in grado di giocare ad alto livello); si costruiscono grandi stadi: il Littoriale di Bologna è inaugurato nel 1927; poi, in vista, dei mondiali del ’34 assegnati all’Italia, seguono lo stadio del Partito a Roma, il Mussolini a Torino, il Berta a Firenze, l’Ascarelli a Napoli, mentre si amplia San Siro: in una logica gigantista e di speculazione edilizia. L’operazione riesce, ad onor del vero, molto meglio di quella analoga in vista dei mondiali ’90. Infatti Flaminio, Comunale di Torino, Franchi di Firenze, Dall’Ara di Bologna, San Paolo di Napoli sono ancora lì.
A casa nostra il primo campionato di seconda divisione non vede un Savona particolarmente brillante, in compenso si svolge il primo derby cittadino di campionato, contro lo Speranza, in un girone composto da sole 8 squadre! In coda, vi fu lo scandalo delle partite truccate (uno dei tanti del calcio nostrano) che coinvolse pesantemente il Quarto: 9 giocatori furono squalificati e la squadra ebbe perse tutte le partite.

1922-23

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Si ricompone la spaccatura dell’anno precedente: la FIGC decide, finalmente, di alzare bandiera bianca e di abbandonare il folle progetto che non prevedeva retrocessioni dalla massima serie. Per riunire CCI e FIGC di nuovo sotto un’unica federazione ci si affidò al direttore della “Gazzetta dello Sport” (e futuro Presidente del Milan), Emilio Colombo, che il 22 Giugno del 1922 presentò un compromesso tra il “Progetto Pozzo” e la richiesta della FIGC di avere una serie A a 50 squadre.
In sostanza il lodo, che dal nome del redattore prese il nome di “compromesso Colombo”, prevedeva la riunificazione delle due federazioni con una serie A (denominata Prima Divisione) composta da 36 squadre divise in 3 gironi da 12. Per l’anno successivo si prevedeva un ulteriore dimagrimento a 24 squadre con la retrocessione di 12 compagini e il blocco delle promozioni.
La composizione dei gironi fu così stabilita: le prime 6 classificate dei 2 gironi della disciolta CCI; le prime 2 dei 6 gironi regionali della FIGC; ulteriori 6 classificate dal 7° al 9° posto della CCI perché torneo qualitativamente molto superiore; le ultime 6 da spareggi fra squadre confederali e altrettante delle Federazione. Alla fine le squadre della disciolta CCI che disputarono la Prima Divisione furono ben 23 contro 13 della FIGC.
Il torneo è sfortunato per entrambe le compagini cittadine che giocano su campi diversi, il Savona sempre in via Frugoni e lo Speranza alla Valletta: rappresentando anche ceti sociali diversi. Per i biancoblù fanno il tifo i “cicciolae” del centro, mentre con lo Speranza stanno, oltre al quartiere del Molo, anche le periferie delle Fornaci e di Zinola.
Grazie all’ottavo posto dell’anno precedente nel suo girone, il Savona si meritò la conferma nella massima serie. Ma sarebbe stato l’ultimo anno: l’inizio di campionato fu disastroso (5 sconfitte in altrettante partite) e un errore nel tesseramento di Colombo costerà la ripetizione delle gare contro Andrea Doria, Brescia, Lucchese e Spal. Dagli originali (rispettivamente) 1-0, 1-0, 3-1 e 1-2 si passerà ai disastrosi 0-5, 0-7, 1-1 e 0-2, con la perdita di ben 5 dei 6 punti originariamente ottenuti sul campo, che condanneranno il Savona alla serie B regionale.
Beffa nella beffa, dopo l’incontro casalingo contro il Novara (pareggiato su autorete a tempo scaduto e con gli striscioni avanti 2-0 fino a 4 minuti dal termine) si verificò un’aggressione all’arbitro che costò la squalifica del campo fino a fine campionato: della serie “le disgrazie non vengono mai sole”… Nel corso del campionato, da rilevare la vittoria esterna contro i campioni FIGC della Novese e diretti rivali alla salvezza sul campo.
Ricordiamo i protagonisti: l’11 titolare del Savona era Falco, Ciarlo, Novarese, Perlo, Gaia, Hibbli, Roggero, Esposto, Veglia, Chiabotto, Testa.
Quello dello Speranza: Salemme, Bona, Quercia, Giovara, Basso, Pellati, Boggio, Valentino, Fiore, Poggi, Carlevarino.

1921-22

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E’ l’anno della divisione fra FIGC e CCI: il 24 Luglio (giorno della finalissima del torneo precedente!) si svolge a Torino un’assemblea che deve discutere del “Progetto Pozzo”, riforma studiata dal futuro plurivincitore allenatore della nazionale, che in sostanza prevede l’abolizione dei gironi regionali per far posto a due tornei interregionali di maggiore livello tecnico. La FIGC rigetta il progetto seguendo le pressioni delle società più piccole e si produce lo scisma: viene creato dalle 24 società più importanti la Confederazione Calcistica Italiana, con sede a Milano.
Il Savona è una delle 24 dissidenti, il campionato CCI viene impostato sulla base della riforma di Pozzo e i biancoblù vengono inseriti in un girone interregionale in cui sono presenti (tra gli altri) Torino, Inter e Venezia.
Buono il comportamento degli striscioni che, pur con un ruolino di marcia disastroso in trasferta (tutte sconfitte!), ottengono prestigiose affermazioni in via Frugoni, tra cui spiccano quelle contro Inter e Torino: doppio 3-1.
I biancoblù si classificano all’ottavo posto del proprio girone, allineando questa formazione: Falco, Ghigliano, Ciarlo, Perlo, Romano, Gaia, Roggero, Veglia, Hibbli, Cuttin, Chiabotto.

1920-21

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Il miglior torneo mai disputato dal Savona in Serie A: i biancoblù arrivarono quarti nel loro girone a soli due punti dal Genoa qualificato alla fase finale. Dopo un ottimo girone d’andata chiuso al secondo posto, nelle ultime 4 giornate purtroppo i savonesi conquistarono solo 3 punti, perdendo lo scontro diretto all’ultimo turno e lasciando così via libera ai rossoblu. Va notato che, per la prima volta in assoluto, la Liguria annovera un’altra squadra non genovese oltre al Savona: si tratta dello Spezia, fra i cui fondatori si ritrova quell’Hermann Hurny che proprio nella stagione ’20-’21 chiuse il suo decennio tra i protagonisti del calcio savonese.
Da rilevare anche che il girone è stato disputato “monco” in quanto la Rivarolese venne esclusa dal campionato dagli organi federali: l’unica vittoria dei genovesi in tutto il girone di andata (contro il Savona) venne annullata per errore tecnico dell’arbitro e ripetuta a Sampierdarena; in quell’occasione, sul 2-0 per i biancoblù, si verificò un’invasione di campo dei tifosi di casa che obbligò l’arbitro Rossi di Milano alla sospensione della partita e fece prendere la drastica decisione dell’esclusione. Come se non bastasse, in una sorta di “amichevole riparatrice” disputata un paio di settimane dopo a Savona, i dirigenti savonesi dovettero intercedere presso l’arbitro per fargli annullare 3 dei 5 gol segnati dagli striscioni ed evitare ulteriori polemiche: ciò nonostante, gli ospiti abbandonarono il campo a un quarto d’ora dalla fine.

1919-20

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La normalità torna nel 1919-20 ed il calcio italiano fa registrare un’impressionante crisi di crescita: le società spuntano come i funghi, e tutte vogliono giocare ai massimi livelli (a Savona, oltre alle già citate ci sono la Virtus, il Miramare, l’Aurora, la Garibaldi: è sorto il Varazze. A Vado sta crescendo lo squadrone che nel 1922 vincerà la prima Coppa Italia). La crisi di crescita del calcio non è soltanto, però, un fenomeno di diffusione del gioco, è ormai anche questione economica, di prestigio, di influenza politica: il pubblico affolla i piccoli stadi; le grandi città dispongono di grandi squadre che inaugurano il mercato dei calciatori.
Si torna in campo dopo 4 anni, il girone è sempre quello ligure, ma Genoa e Andrea Doria sono troppo superiori.
Savona, Grifone, Sampierdarenese e Spes danno vita a una lotta allo spasimo per evitare l’ultimo posto e alla fine gli striscioni ce la fanno per un solo punto nel vero e proprio spareggio, giocato a Teglia contro la Spes, come recupero della gara di campionato sospesa per oscurità.
Nell’estate arriva la bellissima notizia della convocazione in Nazionale di Rinaldo Roggero, ad oggi l’unico giocatore biancoblù ad avere indossato la maglia azzurra della nazionale maggiore. Roggero partecipò alle Olimpiadi di Anversa e giocò il 31 Agosto nell’unica partita vinta dall’Italia: 2-1 alla Norvegia.