1938-39: un Savona rafforzato da molti acquisti, tra i quali il mediano Ernesto Sandroni (poi protagonista nella massima divisione con Milan, Sampdoria, Vicenza e Venezia) ma che nella nostra città saprà esprimere il meglio di sé per diverse stagioni, signoreggia nel proprio girone. La Sestrese (che all’epoca si denomina Cavagnaro, per una imposizione del regime) è staccata di sei punti: il Vado chiude all’ottavo posto e l’Albenga si piazza un gradino di sotto.
Ricordiamo la formazione savonese: Origone, Argenti, Morchio, Sandroni, Nervi, Canepa, Allegri, Vanara, Savio, Caviglia, Borgo (Felice Levratto si alzerà dalla panchina, per scendere in campo, in 8 occasioni, marcando, guarda un po’, 4 reti).
Il torneo è monco perchè c’è il ritiro, prima dell’inizio del campionato, della neopromossa “Centrale del Latte” di Genova, quindi ogni squadra a turno deve riposare una giornata. Non c’è comunque storia: il Savona vince 18 partite su 24, forte della migliore difesa e del secondo miglior attacco. Il campionato registra anche 1 solo pareggio e 5 sconfitte.
L’inizio è trionfale: 13 punti in 7 partite che servono fin dall’inizio a chiarire chi sarà il protagonista indiscusso, il finale di un campionato mai in discussione è in souplesse e termina con il 10-0 rifilato al malcapitato Asti.
Di mezzo, però, per arrivare alla serie B ci sono le finali: al Savona toccano il Brescia, l’Udinese e – ancora una volta – la Reggiana.
Ed i granata emiliani sbarrano, di nuovo, la strada ai nostri striscioni.
La partita di Reggio Emilia è stregata: all’88’ proprio Sandroni è protagonista di una sfortunata autorete ed arriva una immeritata sconfitta per 2-1. Tocca così al Brescia, illuminato dalla classe di Renato Gei, che poi sarà azzurro e protagonista ai massimi livelli con Fiorentina e Sampdoria, salire in Serie B.
Il torneo si chiude con il definitivo addio al Savona di Giorgio Borgo e Giovanni “Nanni” Vanara, i più grandi cannonieri della storia del Savona: 82 gol in 171 partite di campionato, disputate nei periodi dal ’29-’30 al ’33-’34 e dal ’36-’37 al ’38-’39, per il primo; 68 gol in 172 partite di campionato giocate dal ’30-’31 al ’38-’39, per il secondo. A queste cifre vanno aggiunte le 3 reti in 12 partite di spareggio sia per l’uno che per l’altro.
A parziale consolazione arriva la vittoria della squadra B nel campionato di Prima Divisione, vale a dire la serie immediatamente inferiore a quella della prima squadra.
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1937-38
Dopo due stagioni di assestamento l’annata 1937-38 vede gli striscioni, allenati sempre da Roggero, entrare prepotentemente in lotta per il primato nel girone: non ce la fanno, perché si impone il Casale “nobile decaduta”, ma si tratta di una stagione da ricordare, così ne recitiamo la formazione-base: Moretti; Testa, Morchio; Astengo, Bianchi, Canepa; Borgo, Vanara, Calcagno, Caviglia, Levratto. Sì c’è Felice Levratto tornato dalle nostre parti dopo una folgorante carriera: 28 partite in Nazionale (poi Pozzo gli preferì il grande “Mumo” Orsi, il violinista argentino, tra i più grandi interpreti del ruolo nell’intera storia del calcio mondiale) e tanti anni di Serie A, con Verona, Genoa, Inter e Lazio. Nella stagione successiva “u sciu Felixe” interpreterà anche la parte del giocatore-allenatore e si tratterà di una delle stagioni più felici dei nostri anni. Causa problemi di varia natura, l’allenatore Italo Rossi dovrà più volte fare i salti mortali per mettere assieme un 11 che abbia un senso logico (un paio di partite le dovrà giocare pure lui, a quasi 40 anni…), il risultato finale è che la squadra è quanto mai sfilacciata: o si vince o si perde, i biancoblù riusciranno nel piccolo record di pareggiare una sola partita in 30 giornate!
Le 7 vittorie finali consecutive non faranno altro che aumentare i rimpianti per lo sciagurato scontro diretto casalingo contro il Casale: gli striscioni si fanno 2 autogol, sbagliano altrettanti rigori e alla fine soccombono 2-3!
In Coppa Italia gli striscioni superano tutti i turni eliminatori e pescano nel sedicesimi il Genoa, che vincerà di misura in Corso Ricci.
Le tre retrocesse saranno poi ripescate, in sostanza la stagione si chiude senza retrocessioni.
1936-37
Biancoblù di nuovo in crescita: il campionato vede una netta spaccatura tra le prime due (Sanremese e Rivarolese), ma nel gruppone di centroclassifica i savonesi si fanno rispettare, complice anche una bella serie di risultati a centro torneo nella quale gli striscioni ottengono 7 vittorie, 2 pareggi e una sola sconfitta. Arriva un cavallo di razza come Felice Levratto per dare spessore a una squadra destinata a diventare protagonista in breve tempo. I venti di guerra soffiano ormai in tutte le direzioni: fra Africa e Spagna c’è l’imbarazzo della scelta e anche i calciatori ne pagano le conseguenze. Solo chi gioca in serie A e B è esentato dai servizi di leva, per cui i giovani vengono fatti esordire in prima squadra non per fare esperienza, come succedeva negli anni precedenti, ma per coprire le carenze d’organico.
Da notare che delle 4 retrocesse (Andrea Doria, Carrarese, Acqui e Derthona) ben 3 furono ripescate, lasciando così ai marmiferi l’onta dell’unica relegazione.
1935-36
Si abbandonano definitivamente gli ultimi addentellati con i fondatori del calcio in Italia: da quest’anno non esisterà più la Prima Divisione (lontana eco delle Divisions del campionato inglese), che viene rinominata Serie C. Categoria che sopravviverà “integra” fino al campionato 1978-79, quando venne suddivisa in C1 e C2, per poi essere “riassemblata” e riproposta ai giorni nostri.
Campionato sottotono per i biancoblù: sconquassi a livello societario e di squadra impediranno agli striscioni di ripetere le belle prestazioni degli anni precedenti e il torneo si chiuderà in modo anonimo. In trasferta si subiscono tracolli storici a Rivarolo e La Spezia, ma è tutto il cammino a risentire della delicatezza del momento dirigenziale, con la squadra che non riesce ad acquistare una sua fisionomia definita.
L’Empoli si ritira dopo 9 giornate (le sue gare saranno tutte annullate) e il campionato si chiuderà con la “grana” dello spareggio tra Spezia e Sanremese: vincono i matuziani 1-0, ma il risultato non viene omologato per errore tecnico dell’arbitro. Si dovrebbe ripetere la gara ma la Sanremese si rifiuta di farlo e così gli aquilotti vengono promossi in B d’ufficio.
1934-35
Arriva tardi la rimonta del Savona. Il campionato è appannaggio della Sanremese, che nel finale riesce a resistere alle 3 vittorie consecutive dei biancoblù e vince con due punticini di vantaggio.
Borgo e Calcagno sono passati, rispettivamente, all’Alessandria e all’Arezzo (ma torneranno…) e la squadra appare una spanna inferiore a quella di dodici mesi avanti.
Ennesima ristrutturazione dei campionati: delle 14 partecipanti al girone ben 8 verranno tagliate per far spazio alla nascente, definitiva Serie C.