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1950-51

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La stagione 1950–51 registra anche un inevitabile ricambio nella formazione: qualche giocatore va via, altri sono invecchiati, i rimpiazzi non sempre sono all’altezza (risulta ottimo l’acquisto di Littarelli dall’Albenga): alla fine arriva l’ottavo posto. In Serie B va il Monza (allenato dal “dottor sottile” Annibale Frossi), uno dei primi epigoni del catenaccio (quello per il quale la “partita perfetta” doveva finire 0-0). Dal Torino arriva in prestito il portiere Guido Vandone, diventato famoso suo malgrado a causa della tragedia di Superga, a seguito della quale esordì in Serie A a soli 19 anni in sostituzione di Valerio Bacigalupo, perito nell’incidente aereo. Il presidente Novo lo dirottò in anno in Serie C per fargli acquisire un po’ di esperienza in più in vista del ritorno alla casa madre, nel massimo campionato nazionale.
La linea avanzata segna sempre messi di gol, tanto che alla fine risulterà essere la seconda del girone come prolificità, mentre il reparto arretrato continua ad avere problemi. In trasferta il rendimento è particolarmente deludente con goleade subite contro tutte le prime in classifica.

1949-50

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Una incomprensione con Del Buono allontana Bertolotto, si infortuna gravemente Longoni e, nonostante siano innestati all’attacco due veri e propri “cracks” come Bertin Mantero e Mario Ventimiglia (che aveva già giocato in Serie A con Juventus e Sampierdarenese) l’esito della stagione 49-50 non risulta in linea con le ambizioni dichiarate: settimo posto (vince il campionato il Seregno, che tornerà in serie B grazie alla rinuncia del Mortara a disputare lo spareggio-promozione). Pesa sopratutto l’incertezza nella direzione tecnica; allontanato Bertolotto, la squadra è affidata provvisoriamente all’ex- giocatore Venturini, poi, dopo un contatto con Cattaneo (che preferisce i milioni del Parma) arriva l’argentino Josè Volante, già centromediano del Napoli, i cui metodi non si dimostrano adatti ai mezzi tecnici biancoblu.
Non bastano così i 20 goal di Mantero: l’ex- vadese si rivela cannoniere di razza, come poi si dimostrerà ancora nel corso della sua carriera a Sanremo ed a Asti. La formazione è quanto mai squilibrata e si verifica un’alternanza di risultati pazzeschi, mai più tornati nella storia biancoblu, passando “con disinvoltura” da imbarcate storiche a punteggi roboanti che danno bene il senso della mancanza di misura della formazione.
Il torneo è, al solito, chilometrico e si concluderà solo alla fine di Giugno con la replica, inutile anche se vincente, dell’ultima disgraziata partita dell’anno precedente contro la Gallaratese.
Intanto si verifica un fenomeno extra-sportivo che inciderà molto anche sulle vicende del sodalizio biancoblu: esplode la crisi delle grandi fabbriche savonesi, segnatamente dell’Ilva. Nel quadro della riconversione dell’industria bellica, le scelte delle Partecipazioni Statali prevedono l’apertura di un grande centro siderurgico a Cornigliano ed il ridimensionamento di Savona.
La città si schiera compatta in difesa della sua grande fabbrica, si svilupperà una lotta durissima per tutto l’inverno del 1951 (si troverà in crisi anche il fortissimo indotto, ed egualmente le difficoltà investiranno anche il settore elettromeccanico e la sua azienda-guida: la Scarpa e Magnano, situata nel quartiere operaio di Villapiana).
Da questa vicenda, provvista di risvolti politici ed umani molto importanti, Savona uscirà fortemente impoverita e, di conseguenza, anche la certosina richiesta di fondi di Del Buono subirà rilevanti contraccolpi.

1948-49

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L’avventura del campionato 48-49 (22 squadre anche in questa stagione) si annuncia molto difficile: prima di tutto si è scissa la coppia Cattaneo-Bertolotto, con il solo “Gustin” rimasto sulla plancia. Arrivano nuovi acquisti: il terzino Melandri (in seguito, a lungo, difensore del Genoa e poi avvocato di successo con studio in via XX Settembre), l’ex- fiorentino Semoli, il friuliano Dreossi; a gennaio arriva anche il possente centravanti Redionigi dal Brescia, si rivela anche un acquisto azzeccatissimo quello dello zinolese Frumento, arrivato dallo Speranza.
La squadra ingrana dopo qualche esitazione iniziale ed infila, tra la 15a giornata e la 23a, otto vittorie consecutive, compreso un 3-2 sul campo della grande rivale Fanfulla.
Lo stesso Fanfulla sarà letteralmente schiantato in Corso Ricci, il 12 Giugno, con un pesante 4-2 (a segno Vignolo, Redionigi, doppietta di Cappelli.
Formazione: Castagno, Melandri, Vignolo, Semoli, Molinari, Longoni, Frumento, Cappelli, Redionigi, Siccardi, Zilli).
Insomma: alla vigilia dell’ultima giornata (il 3 di Luglio!!) Savona e Fanfulla sono alla pari in testa alla classifica: entrambe viaggiano, i lodigiani ad Asti dove si impongono per 3-1; i savonesi a Gallarate dove non riescono a sfondare il muro dei locali e la partita finisce 0-0. Insomma, dopo 42 giornate di campionato il Fanfulla sale in Serie B, con un solo punto di vantaggio (“per un punto Martin perse la cappa” scrisse il Calcio Illustrato).
La stagione 1948-49 deve essere ricordata anche per un altra ragione, ancora più importante: il 4 maggio 1949, nel cielo di Superga, cade l’aereo che riporta i giocatori, i tecnici, i giornalisti al seguito del grande Torino, che ritornano da una trasferta a Lisbona. Una tragedia dalla quale il calcio italiano si riprenderà con grande difficoltà e che suscita la commozione generale ed una grande partecipazione di popolo. Senza i suoi assi migliori l’anno successivo, nel 1950, la nazionale italiana cederà il titolo di campione del mondo restando eliminata al primo turno dalla Svezia: saranno i mondiali della grande sorpresa. Al Maracanà di Rio l’Uruguay di Ghiggia e Schiaffino supera (2-1) i superfavoriti padroni di casa del Brasile.

1947-48

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In vista della serie C 1947-48, Del Buono muta la direzione tecnica: sono due i responsabili, Cattaneo (ex ala dell’Alessandria e della Roma, con una presenza in nazionale) addetto alla parte atletico-tecnica; e “Gustin” Bertolotto, addetto alla formazione della squadra e alla parte piùpropriamente tattica.
Anche “Gustin” Bertolotto merita un capitolo a parte: impiegato tecnico alla “Brown Boveri”, dilettante di genio per quel che riguarda il calcio, ha giocato nella Sanremese e nell’Entella come difensore senza mai indossare, lui savonese, la maglia biancoblu. Sarà un uomo decisivo per le due stagioni che andiamo a raccontare e, in seguito, la sua assenza si farà davvero sentire.
La squadra è ancora rafforzata da altri due atleti che lasceranno il segno: il difensore Molinari e l’attaccante Zilli, un altro quest’ultimo, che dopo aver girato l’Italia tornerà a Savona per restarci, curando anche i settori giovanili di molte delle nostre società.
Sono ceduti i due “pezzi pregiati” della stagione precedente: il portiere Pendibene va alla Reggina (poi giocherà in Serie A con Palermo, Torino e Spal), il terzino “Ciccio” Varicelli, un vero funambolo veleggia verso Cremona.
Tra i pali si schiera Castagno, che si rivelerà un innesto azzeccatissimo.
Il girone della Serie C 47-48 è largamente dominato: prima sconfitta alla terza giornata, poi la seconda alla trentesima e ultima giornata, per un totale di 52 punti su 60 disponibili e nove di distacco alla Fossanese, dieci alla Sanremese che era partita favorita. 68 reti segnate, 15 subite. Un trionfo, che permette agli striscioni la qualificazione a quella che sarà nella stagione successiva, la Serie C ritornata di nuovo a dimensione nazionale (in quel momento la Serie C era unica, a quattro gironi).

1946-47

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La stagione 1946-47 registra il ritorno al girone unico di Serie A, ma eguale situazione non è possibile realizzare in Serie B: ancora 3 gironi, ma chilometrici a 22 squadre.
Del Buono cerca di rafforzare la squadra, ma l’impresa è superiore alle possibilità: ritornano Zanni e Puccini, dalla Sampdoria (che ha un surplus di giocatori, dopo la rifusione, questa volta spontanea, tra Sampierdarenese e Andrea Doria) arrivano Diotallevi e Di Piazza.
Tra i nuovi acquisti c’è anche un milanese ventunenne, che dopo aver militate nelle giovanili rossonere era passato alla Medese in Promozione: un mediano dall’ottima visione di gioco e dal gran tiro. Si tratta di Roberto Longoni: diventerà una delle colonne della squadra, per tante stagioni; persona seria e rigorosa, impiegato di banca che per allenarsi si recava in Corso Ricci alle 6 del mattino costringendo Levratto a levatacce impossibili, sarà poi il “fondatore” di una vera e propria dinastia di calciatori: il figlio Paolo giocherà con Savona, Vado, Carcarese, il genero Antonio Marcolini con Savona, Bari, Triestina (tra le altre), il nipote Michele Marcolini (quello che, calcisticamente, assomiglia di più al nonno) è stato un giocatore di Serie A dopo essere passato dal Torino, al Bari, all’Atalanta, al Chievo.
Il campionato 1946-47 si conclude, però con una malinconica retrocessione (le squadre destinate a lasciare la categoria sono ben 5): inutilmente la squadra ha lottato, ottenendo anche qualche buon risultato, ma -alla fine- la legge dell’organizzazione e del denaro hanno prevalso.
A fine campionato c’è pure la soddisfazione di affrontare la Juventus in amichevole: 3-1 per i bianconeri in una calda domenica di Luglio.
Si sono gettate le basi per due stagioni, che debbono essere ricordate come tra le migliori.