Stagione 1965- 66: finalmente arriva la Serie B!
Ma quante vicissitudini, quante storie meriterebbero di essere raccontate!
Innanzi tutto il lato umano: il comm. Gadolla ritorna al Savona: allestisce, con grande fatica, la squadra della promozione; muore sul campo. Un vero e proprio segno del destino. A Valdagno l’8 Maggio 1966 un infarto coglie il commissario biancoblu mentre assiste alla partita con il Marzotto. La settimana seguente il successo nel girone A della Serie C è definitivamente assegnato al Savona, che travolge (5-1) l’Ivrea.
Il quadro societario però è già irrimediabilmente mutato. In quel momento, però, nessuno sembra accorgersene nella tristezza dell’episodio luttuoso.
Il campionato, in realtà, era iniziato un po’ sulle “montagne russe”. La squadra era stata rafforzata con l’acquisto di Giuliano Taccola ed Alberto Corucci dal Genoa (in realtà Taccola aveva disputato la stagione precedente in prestito all’Entella, dimostrando notevoli doti tecniche), del centroavanti “Nordhalino” Bertani dal Fanfulla (rivelatosi inferiore alle attese) e del difensore Osvaldo Verdi, prodotto dal vivaio dell’Inter ed arrivato in biancoblu dalla Pistoiese, dopo aver già giocato un campionato di Serie B con il Verona.
L’avvio, dicevamo, risultò un poco incerto al riguardo delle ambizioni che erano quelle, dichiaratamente, del salto di categoria , anzi alla decima giornata – dopo una sconfitta a Treviglio per 2-0 causata anche da un infelice arbitraggio – gli striscioni sembravano aver perso il treno della Serie B, che appariva destinato a terminare la sua corsa a Udine o a Como.
In quel momento Gadolla dimostrò tutto il suo efficace decisionismo: prima di tutto recandosi in Lega per far presente il diritto del Savona a non farsi tartassare dagli arbitri, in secondo luogo cambiando allenatore (da Rosso, giudicato troppo “signore”, si passò al vadese Manlio Bacigalupo, provvisto di una lunga esperienza, in grado di produrre la “svolta” necessaria: il suo merito maggiore fu quello di riuscire a far quadrare i conti tra i due cannonieri Fazzi e Taccola che, con il modulo escogitato da Bacigalupo, terminarono il torneo in una condizione davvero esaltante) ed ancora, provvedendo a tre acquisti di peso: il portiere Ugo Rosin, dal Palermo, ma reduce da una lunga milizia sampdoriana, il difensore Maurizio Bruno dal Genoa e l’ala Calzolari già di Parma e Lecco.
Pagato il solito “dazio” all’Entella, che riuscì a strappare lo 0-0 al “Bacigalupo”, la squadra infilò una serie di 5 vittorie consecutive (4-0 al Marzotto; 3-2 ad Ivrea; 1-0 al Monfalcone; 1-0 all\”Udinese) che la portarono ad un passo dalla vetta che fu conquistata il 10 Aprile 1966, in uno stadio ricolmo di 15.000 spettatori: 2-1 al Como con reti di Corucci e Pietrantoni. La settimana successiva, di fronte a migliaia di savonesi arrivati a Chiavari con ogni mezzo, l’Entella fu liquidata per 4-0 (Fazzi, Corucci, Taccola ed una autorete dell’ex Walter Colombo), dimostrando come quella degli striscioni fosse ormai diventata una marcia inarrestabile. Poi il finale di campionato che abbiamo già descritto poc’anzi.
L’agognata promozione riempie di orgoglio, soddisfazione, gioia i giocatori, i dirigenti, i tifosi (al punto che ci si recherà in pellegrinaggio al Santuario di Vicoforte). Il Savona vola e alla fine, come titola “Riviera Notte”, si arriva a gustare “il dolce sapore della vittoria”.
Queste le presenze dei biancoblu in quella indimenticabile stagione: 33 Verdi; 32 Natta, Fazzi, Gittone, Taccola; 30 Pozzi; 28 Pietrantoni; 25 Ratti; 23 Bruno; 22 Corucci; 19 Valentino Persenda; 18 Rosin; 16 Tonoli; 13 Calzolari; 9 Pittofrati; 4 Tosello, Bertani; 2 Vannini; 1 Dubourgel.
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1964-65
Il campionato 1964 – 65 si presentò con un mutamento al vertice dirigenziale: Stefano Del Buono lasciò, dopo molti anni la Presidenza, e fu sostituito dall’imprenditore edile Giovanni Conti, affiancato da un gruppo di operatori economici locali.
La disponibilità finanziaria non appariva elevata, e si decise per una stagione di transizione imperniando la squadra su giovani già collaudati nel vivaio o prestati, nelle stagioni appena trascorse per “farsi le ossa” (era un momento favorevole anche per il settore giovanile, amorevolmente curato da Felice Levratto, Aldo Giordanello, Claudio Petitti, Agostino Macciò, Marietto Lenzuni, Ezio Volpi).
Si verificò così il lancio definitivo di giocatori di grande valore, come Marco Fazzi, “Pucci” Gittone, Carlo Pozzo, Piero Pittofrati, Vittorio Panucci.
L’unico giocatore esperto, chiamato in maglia biancoblu fu l’ex genoano Umberto Ratti, un difensore di classe e di indubbia utilità.
L’allenatore scelto fu “U sciu” Nino Rosso, proveniente dal Rapallo: una figura di signore d\”altri tempi.
Sul campo le cose vanno benissimo: pur tra qualche alto e basso naturale per una squadra ancora complessivamente carente sul piano dell’esperienza, i biancoblu si mantengono sempre nelle primissime piazze a contendere a Novara e a Biellese la promozione in Serie B. In fondo la sconfitta più grave viene inflitta al Savona dalla “solita” Entella il 18 Ottobre 1964 (0-2).
Da ricordare, ancora, la grande vittoria sul Novara (5-1) nel match di Natale del 1964 (una formazione da ricordare: Semenzin, Valentino Persenda, Ratti, Mariani, Ballardini, Natta, Fazzi, Gittone, Berto, Pietrantoni, Pozzi).
1963-64
Alla vigilia dell’avvio della stagione 1963–64 la novità più importante si verifica nel campo dirigenziale: si affaccia, infatti, nella vita del Savona FBC il comm. Fausto Gadolla che sarà poi il protagonista dell\”ascesa in Serie B, dopo due stagioni.
Purtroppo Gadolla non rimarrà molto, per questa annata, al vertice biancoblu: nonostante la squadra sia ulteriormente rinsaldata nei suoi quadri.
Arrivano infatti il lungo mediano Piquè, ex genoano; il super-tecnico centrocampista “romano de Roma” Carletto Pietrantoni; il faticatore del centrocampo Walter Colombo (anche lui rimasto nella nostra città, al termine della carriera calcistica), la punta Duvina dal Varese. Delude, giocando poche partite, l’ex legnanese e bustocco Maltinti.
A novembre completa il mosaico l’ex lecchese Marinai, che aveva già esordito in Serie A.
Sulla strada del Savona si colloca, però, una magnifica compagine, vera dominatrice del campionato. Si tratta della Reggiana (ancora una volta la Reggiana!), allenata da Cadè, che terminerà il girone collezionando una sola sconfitta.
Da registrare, ancora, il mutamento della guida tecnica: dopo la sconfitta di Como (1-3) viene esonerato Furiassi e sostituito da Pietro Pasinati, già ala destra della Triestina, del Milan e della Nazionale Italiana campione del mondo 1938.
Alla fine, per il Savona, arriva la piazza d’onore: un risultato che all’epoca, lasciò un po’ di delusione ma che, a distanza di anni, deve essere maggiormente valorizzato. Quella squadra biancoblu del 1963–64 (formazione base: Tonoli, Costantini, Valentino Persenda, Piquè, Ballardini, Mariani, Berto, Marinai, Cella, Colombo o Pietrantoni, Giordano) fu certamente una tra le migliori di tutta la nostra storia.
1962-63
Nella vita (nel nostro caso addirittura centenaria) di un aggregato umano e sociale, come può essere quello di una società sportiva delle fasi che possono essere definite “di grazia”, di piena capacità di espressione, di riunificazione quasi perfetta tra intenti e risultati.
Un periodo di questo genere è accaduta nella storia del Savona FBC nel corso della prima metà degli anni ’60, quando società, squadra, pubblico si trovarono riuniti nella rincorsa alla categoria superiore, disputando una serie di stagioni ad alto livello illuminate dalla presenza di personaggi di grande qualità, sul campo e fuori del campo: dicevamo del pubblico, che in quella fase fu fattore determinante (erano tempi in cui le espressioni del tifo erano ben diverse dalle attuali) non solo sul piano numerico, ma soprattutto nel far sentire la società e la squadra parte importante di un vivere comune; così dalle espressioni di quel “sentirsi comunità” nacquero anche nuove forme di comunicazione, principalmente nel giornalismo, dove accanto alle pagine dei quotidiani locali che dedicavano ampio spazio al sodalizio biancoblu, sorsero nuove iniziative, prima Savona Sport di Cava e Pastorino, poi “Riviera Notte Sport” su iniziativa di Marco Sabatelli, con le prestigiose firme di Luciano Angelini, Nanni De Marco, Enrico Fabbri: “Riviera Notte” (palestra di molti altri virgulti della penna sportiva) diventò così il luogo della narrazione delle vicende del Savona e di tutto lo sport savonese, che pure viveva in quel momento una fase di notevole sviluppo. “Riviera Notte” fu fattore di coinvolgimento direi quasi “strategico”, ineguagliabile strumento di crescita e di promozione per le diverse attività sportive, che non avrebbe potuto però avere quello sviluppo se non si fosse trattato di un periodo felice come quello che abbiamo cercato di descrivere all’inizio.
La stagione 1962–63 vide la conferma di Furiassi alla guida della squadra, e l’arrivo di alcuni adeguati rinforzi: il portiere Giancarlo Tonoli, dall’Anconitana, via Mantova (Giancarlo, poi, è rimasto nella nostra città, portando avanti una fortunata impresa commerciale), il classico terzino Costantini (dalla Mestrina), il fortissimo centromediano Ballardini (dal Forlì), il mediano Natta (dal Genoa), gli attaccanti Dal Balcon (dalla Reggina), Cella (dal Mantova, anche lui dopo una fortuna carriera calcistica tornerà a Savona per impiegarsi in banca), Berto (dalla Mestrina).
In discussione rimase l’assetto tattico: Furiassi era affezionato al “sistema” classico, mentre si stava affermando l’utilizzo del “libero” e l’altalenarsi dei due schemi frenò un poco le grandi potenzialità della compagine.
In ogni caso il Savona si dimostrò, specialmente tra le mura amiche, capace di praticare un gioco spettacolare e redditizio ed ingaggiare, così, con Varese e Novara un magnifico duello per il vertice della classifica.
Il Varese, fortissimo ed equilibrato in ogni reparto, già attrezzato per la successiva rincorsa alla Serie A, riuscì vittorioso nel confronto, soprattutto grazie al fatto di essere uscito imbattuto dal “Bacigalupo”, al termine di un incontro dalle mille emozioni chiusosi sull’1-1.
Vi è da registrare una sola sconfitta interna: il 18 Novembre 1962, il Legnano passò per 2-1; ma è da rilevare che, quel giorno, con la maglia lilla numero 11 giostrava un “certo” Gigi Riva.
1961-62
La stagione 61-62 si apre evidenziando rinfocolate ambizioni di importanti posizioni di classifica. L’asse portante della squadra, dove eccellono i fratelli Persenda, Cucchi, Nadali, Bianco, Negri, Parodi e Ciglieri viene lasciato inalterato.
Si provvede all’ingaggio di un portiere nella figura dell’ex genoano e modenese Franci, uomo di grande esperienza e rafforzare la prima linea con il centroavanti mestrino Calegari e l’ala sinistra, di scuola sampdoriana, Milly Giordano: quest’ultimo si farà valere, per diverse stagioni, come un vero e proprio trascinatore.
Muta anche la direzione tecnica: Pelizzari viene sostituito da Zeffiro Furiassi, ex terzino della Fiorentina, della Lazio, e “nazionale” ai mondiali di Rio del 1950, un allenatore di altissimo livello. La squadra disputa un campionato d’avanguardia, sempre collocata fra le prime piazze, ma senza mettere il naso nella lotta per la promozione che vede protagoniste Triestina e Biellese, con i rossoalabardati assurti, alla fine, in Serie B.
Da ricordare, un episodio legato all’incontro Savona–Triestina (1-1) del 31 Dicembre 1961: in quell’occasione gioca l’ultima delle sue poche partite in maglia biancoblu, l’ala sinistra Gasparini, acquistato a Novembre dal Napoli. Gasparini gioca un’ottima partita, segnando una magnifica rete grazie ad un tagliatissimo calcio di punizione.
Nelle settimane successive scopre, con suo grande rammarico, di essere infortunato in modo assai grave ad un ginocchio: decide così di abbandonare il calcio attivo e di restituire al Savona tutti i soldi dell’ingaggio. Altri tempi e altri giocatori.
Per decidere la retrocessione serve lo spareggio: a Novara il Saronno condanna la Pro Vercelli vincendo 1-0.