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1970-71

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Il Girone B della Serie C 1970–71 rappresentò, davvero, un campionato importante per l’intero calcio italiano: per la prima volta (l’esperienza, poi, sarà bissata nel 2005–2006) scende a questo livello il gloriosissimo Genoa Cricket and Football Club, lo squadrone dei nove scudetti.
I rossoblu stanno attraversando una gravissima crisi dirigenziale; vinceranno il campionato dopo una dura lotta con la Spal (vigeva la regola di una sola promozione, per ciascuno dei 3 gironi), grazie alla grinta dell’allenatore Sandokan Silvestri.
Anche per il calcio ligure la stagione 70–71 fu una stagione tutta da ricordare: parteciparono, infatti, a questo girone ben cinque protagoniste della nostra regione, equamente distribuite su tutto l’arco delle due riviere. Si trattò, oltre che del già ricordato Genoa, di Imperia, Spezia, Entella oltre, naturalmente, al Savona.
Disputarono un buon campionato Barlassina (che, alla fine della stagione, si trasferì all’Arezzo) e Marcolini (destinato al Bari). Lottarono dignitosamente Anzuini, Zucchini, Vivarelli, ma alla fine arrivò soltanto un deludente quindicesimo posto: ultima delle liguri, il Savona si salva matematicamente soltanto alla penultima giornata.
Anche i derbies con il Genoa non ricalcarono certo il clima di quelli vissuti in Serie B: all’andata una “panciata” di Speggiorin offrì al Genoa una comoda vittoria esterna; nel girone di ritorno, a Marassi, la capolista liquidò la contesa con un rotondo e classico 2-0.

1969-70

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La novità di maggior rilievo, per la stagione 1969–1970, fu rappresentata dall’inserimento della squadra biancoblu nel girone “B” della Serie C, a confronto con le compagini dell’Italia Centrale.
Rimase in sella l’allenatore Rigamonti e si tentò un rafforzamento, attraverso l’inserimento di giocatori particolarmente esperti: in questo senso spiccarono le mezze ali Rumignani, già del Pisa e Rossini, già del Bologna e l’ala Vivarelli del Monza, un giocatore – quest’ultimo – estremamente tecnico e valido.
A novembre arrivarono il giovanissimo Marcello Lippi, destinato ad una brillante carriera da calciatore con la Sampdoria, ma ancor più da allenatore con le più grandi squadre italiane: un “cursus honorum” culminato con la conquista, da CT della Nazionale, della Coppa del Mondo 2006. Con Lippi giunse anche l’anziano Bruno Baveni, ex- genoano e milanista, che pur disputando un numero limitato di partite ha lasciato un ricordo vivissimo, contribuendo a risollevare le sorti di una squadra per la quale, a metà torneo, si poteva anche temere un coinvolgimento nella lotta per la retrocessione.
Si lanciarono anche alcuni giovani del vivaio: ebbe la sua affermazione definitiva Antonio Marcolini, e si distinse lo sfortunato “Picci” Rosso, figlio dell’ex-allenatore biancoblu degli anni ’60. Il piazzamento finale risultò del tutto al di sotto, rispetto ai risultati raggiunti nelle precedenti stagioni: 10° posto con 37 punti, distanziati di 15 punti dalla Massese di Castelletti assurta in Serie B. La Stagione 1969–70, insomma, si concluse mostrando evidenti i primi segni di un incipiente declino; anche il rarefarsi del pubblico cominciò sensibilmente a manifestarsi.
Vista con gli occhi del poi questa stagione sarà invece importantissima: a Savona arriva a giocare, in prestito dalla Sampdoria, un libero giovane e un po’ grassottello, a causa della lunga panchina sulla sponda blucerchiata del Bisagno, tanto da meritarsi il soprannome di “quintalino”; le prove che offre in biancoblù impressionano talmente il suo allenatore che, a fine stagione, Bernardini lo richiama a Genova, lo porta in ritiro e lo fa subito esordire in serie A.
Il suo nome è Marcello Lippi ma nessuno, a quei tempi, avrebbe potuto immaginare che proprio lui sarebbe stato l’allenatore che avrebbe portato l’Italia a conquistare il quarto trionfo mondiale!
Lippi, nelle sue 21 presenze, “vinse” anche contro il Prato 1-0 alla 18a giornata e “pareggiò” ad Imola 1-1 alla 25a.

1968-69

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La stagione 1968 – 69 iniziò, per la dirigenza genovese di cui era “magna pars” il general–manager Gigione Costa, all’insegna del rinnovamento.
Furono ceduti alcuni dei grandi protagonisti delle stagioni appena trascorse: Fazzi alla Casertana, Gittone all’Entella, Fascetti al Lecco, Furino al Palermo; tanto per fare alcuni esempi.
Approdarono in maglia biancoblu il classico Zuczkowsky dal Rapallo, che offrì un ottimo rendimento, il centrocampista Artico dal Catania (deludente), mentre la sfortuna colpì duramente il libero, ex – laziale, Aldo Anzuini. Arrivarono, inoltre, due giovani provenienti dal vivaio dell’Inter: Lorenzo Barlassina e Marco Rossi, che hanno rappresentato due veri e propri “pilastri” nella storia del Savona di quel periodo.
Per il resto, escluso il finalese Canepa, rivelatosi elemento assai redditizio per molte stagioni, si videro agire molte figure di secondo piano, senza riuscire a trovare un assetto stabile e produttivo.
In panchina si partì con la conferma di Baldini, poi sostituito a metà campionato dall’allenatore in seconda Vincenzo Rigamonti, ex- grande portiere di Torino e Monza. Si disputò un campionato lineare, sempre tra le prime piazze, ma mai realmente in corsa per la promozione, che avrebbe dovuto rappresentare il vero obiettivo.
Alla fine prevalse, a sorpresa, il Piacenza che all’ultima giornata passò proprio al “Bacigalupo”, mentre gli striscioni si piazzarono al 5° posto, distanziati di ben 11 punti.
Nel frattempo lo sport savonese aveva trovato un suo nuovo, grande, vessillifero: Furio Fusi partecipò, infatti, in quel fatidico ’68 alle Olimpiadi di Città del Messico disputando i 400 metri e la staffetta 4X400.
Per l’ultima retrocessione si va allo spareggio: la spunta il Marzotto sulla Cremonese, 2-1 a Brescia.

1967-68

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La stagione 1967–1968 fu impostata dal gruppo Dapelo per centrare subito l’obiettivo del ritorno in Serie B.
Fu confermato Occhetta in panchina e trattenuti in biancoblu alcuni dei più significativi protagonisti del precedente campionato (Verdi, Pozzi, Natta, Fascetti, Furino, Fazzi, Gittone) e rafforzata adeguatamente la difesa (con 12 mesi di ritardo!) acquistando il portiere Ghizzardi dall’Arezzo ed il centrale Ostermann dal Lanerossi Vicenza.
Nonostante tutto ciò l’avvio fu stentato dove, alla perla della vittoria di Chiavari (2-0) corrisposero molte, evitabili, sconfitte esterne. Dopo un deludente 0-0 casalingo con il Monfalcone si tentò anche la carta del cambio di allenatore, esonerando Enzo Occhetta e sostituendolo con “Pinella” Baldini, non dimenticato bomber della Sampdoria negli anni ’40–’50.
A Novembre si ingaggiarono anche due attaccanti di una certa classe: Tiziano Stevan dal Varese e Alberto Massucco dal Genoa, mentre rientrò Urano Benigni, poi fermato da un infortunio.
Tutto si rivelò inutile: Il Savona chiuse le proprie prospettive di vertice cadendo due volte nel giro di una settimana: in casa (0-1) per mano del Como, e la domenica seguente, con un inopinato 0-2 subito in quel di Solbiate Arno.
Nel girone di ritorno gli striscioni si impegnarono in una lunga rincorsa offrendo anche scampoli di bel gioco, ma rimasero assisi sulla terza piazza a 10 punti da un Como che ritornò in Serie B, contando su molti giocatori di estrazione ligure, tra i quali l’ex Piero Pittofrati.

1966-67

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La magnifica avventura della Serie B dura soltanto lo spazio di 10 mesi: una stagione vissuta tra angosce e grandi imprese, conclusasi con il dramma di Catania.
Una partita, quella svoltasi al Cibali il 18 Giugno 1967, che rimarrà nella mente e nel cuore degli sportivi, molti dei quali ascoltarono, assiepando piazza Diaz, alla radiocronaca della gara. Furono fatali gli ultimi 5′ e la papera di Luigi Ferrero sul debole colpo di testa di Fara. Era la fine, non più rimediata, di un grande sogno. Ripensando, a distanza di tanti anni, si potrebbero ancora versare fiumi di inchiostro per motivare quella inopinata retrocessione.
Ragionando freddamente si possono individuare almeno tre cause principali:
1) Sul piano dei responsi dal campo. Alcune battute d\”arresto casalinghe rivelatesi del tutto esiziali: lo 0-1 con il Varese (ricordate, sotto il diluvio, la “rasoiata” di Anastasi?), lo 0-1 con il Livorno (Verdi sbagliò un rigore), lo 0-1 con il Verona (autorete di Pozzi);
2) Lo squilibrio tra reparto e reparto e l’incertezza nel trovare una formazione-base. Il gruppo di Aldo Dapelo, subentrato al compianto Gadolla, non lesinò gli sforzi economici: i grandi rinforzi di Novembre (Spanio, Prati, Gilardoni) rafforzarono in maniera decisiva l’attacco, trasformato davvero in una macchina da goals (44, alla fine, alla pari con il Catanzaro e secondo soltanto all’immaginifica Sampdoria a segno 47 volte; ma la difesa biancoblu incassò 46 reti. Peggio fecero soltanto Alessandria (48) e Salernitana (49). Una retroguardia particolarmente debole nel “libero” e nel portiere;
3) L’eccessiva inesperienza di Ercole Rabitti, a cui fu affidata la squadra nella prima parte del torneo (poi subentrò Occhetta): il “caso” Furino, a cui il tecnico ex-juventino non seppe mai trovare un ruolo adeguato e poi trasformato da Occhetta in un mediano di spinta da Serie A e da Nazionale, rimane indicativo dell’incertezza dei neofiti.
Quel campionato di Serie B non fu soltanto un calvario di sconfitte: i biancoblu trovarono la forza per alcune grandi vittorie come l’ 1-0 al Genoa, il 5- 1 al Modena, il 4-2 alla Reggiana, il 3-0 al Novara, il 2-1 a quella Sampdoria che, alla fine, dominò il campionato.
Con Catania, dopo 11 anni di militanza in prima squadra, s’interrompe il rapporto tra Valentino Persenda e il Savona. “Roccia” non avrebbe potuto scegliere momento migliore: dalla Promozione alla serie B, la squadra della sua città aveva dato tutto alla sua carriera.
Ecco i numeri di Valentino Persenda, detto “Roccia”, con la maglia biancoblù: 11 campionati consecutivi disputati; 317 presenze; 4 gol segnati (in Rapallo-Savona 1-1, IV serie 1958-59; il secondo in Rizzoli Milano-Savona 2-2, serie C 1962-63; su rigore in Cremonese-Savona 2-1, serie C 1964-65; l’unico al Bacigalupo in Savona-Padova 1-1, serie B 1966-67); 3 promozioni (1956-57; 1958-59; 1965-66); 1 retrocessione (1966-67).