Come accennato, nonostante la sconfitta nella finale regionale il Savona (o meglio, la Fratellanza) venne ammesso a disputare la Seconda Categoria Ligure. A quei tempi i campionati si formavano “ad invito”, vale a dire che i dirigenti federali sceglievano in base a meriti sportivi e organizzativi chi poteva partecipare a quale torneo: non esistevano ancora criteri di promozione e retrocessione (ci arriveremo tra breve), per cui le scelte si basavano principalmente su pareri personali. Va anche detto che i dirigenti federali il più delle volte erano anche giocatori, arbitri e dirigenti delle loro rispettive società, quindi tendevano “a fare lobby”, come si direbbe adesso e ai neofiti venivano concessi spazi marginali. Quindi, essere stati chiamati a disputare il secondo torneo nazionale, creato in prima battuta per le squadre riserve delle formazioni più in auge, fu per i savonesi un gran passo in avanti a livello di considerazione sportiva. Soddisfazione che faceva il paio con quella di essere riusciti ad ottenere il primo campo sportivo vero e proprio: il 16 aprile del 1911, difatti, venne inaugurato il terreno di gioco preso in affitto dallo stabilimento delle “Distillerie Italiane”, che sarà il viatico per la successiva ammissione alla massima serie, con un’amichevole contro i campioni della Costa Azzurra dell’Herculis Monaco. I savonesi vinsero 9-1 schierando questa formazione: Tarò G.B., Capelli, Ghigliano, Borgna, Becco, Sguerso, Grossi, Rellino, Chauvez, Poggi, Visconti.
Ad ogni buon conto, il Savona si ritrovò per il secondo anno consecutivo in finale senza giocare neanche una partita, mentre la seconda squadra del Genoa eliminò quella dell’Andrea Doria nel concentramento cittadino.
Il primo (e ultimo) incontro ufficiale dei biancoblù fu una debacle pesantissima: 2-9 sul campo “neutro” dell’Andrea Doria (che, ricordiamolo, era adiacente a quello del Genoa).