Il calcio a Savona non nasce nel 1907, anzi. Correva la primavera del 1893 (il Genoa Cricket and Athletic Club non era ancora stato fondato); il calcio in Italia, in maniera organizzata, si giocava soltanto a Torino grazie all’impulso del commerciante Bosio, che aveva raccolto un gruppo di svizzeri ed inglesi che al loro paese si erano già cimentati con la palla rotonda ed alcuni nobili, per i quali il nuovo gioco presentava lo stesso spirito d’avventura dell’andare in automobile oppure del tentare esplorazioni transoceaniche: c’erano il Duca degli Abruzzi, il conte Ferrero di Ventimiglia (discendente, pensate un po’, del salgariano Corsaro Nero), il conte Nasi, che da lì a poco si sarebbe imparentato con un certo Edoardo Agnelli. Ebbene: questa stravagante compagnia decise di organizzare una partita internazionale, sfidando una rappresentativa di marinai inglesi imbarcati su piroscafi in quel momento fermi nei porti di Genova e Savona. Le cronache scrivono che si giocò nell’entroterra di Vado Ligure (ma le nostre ricerche hanno individuato il terreno di gioco come quello della Piazza d’Armi di Savona, lungo Corso Ricci), la squadra di Bosio (progenitrice dell’Internazionale di Torino) vinse 2-1, allineando la seguente formazione: Beaton, Kilpin (quel Kilpin che, trasferitosi a Milano, avrebbe fondato il Milan), Dobbie, Lubatti, Schoenbrund, Pecco, Beltrami, Weber, Bosio, Savage, Nasi. Soltanto 5 anni dopo, fu fondata la federazione italiana football (FIF, progenitrice diretta dell’attuale FIGC) ed il 5 Maggio dello stesso anno si disputò il primo campionato italiano: quello famoso delle semifinali al mattino, finali al pomeriggio, primo scudetto al Genoa (erano i giorni delle cannonate di Bava Beccaris a Milano: primo campionato di calcio ed eventi sociali di quel tempo sono stati mirabilmente descritti da Franco Bernini, nel libro “La Prima Volta”). Il calcio italiano era partito, con cinquanta spettatori e 197 lire di incasso. Torniamo a noi: a Savona si cominciò quasi da subito a giocare al calcio, ed anzi, poichè per i primi anni esisteva una duplice strada, quella della FIF e quella della Federazione Ginnastica (che organizzavano campionati in proprio), sarà meglio chiarire le differenze che correvano fra le due opzioni.
Il “calcio ginnastico”
Con questo termine viene descritto il calcio che sottostava alle regole della Federazione Ginnastica, codificate nel “manuale Gabrielli” (dal nome dell’estensore: il maestro Francesco Gabrielli, bolognese di nascita ma rodigino d’adozione), che nel 1895 stampò il primo regolamento di cui si abbia conoscenza. Le differenze con il calcio tradizionale non sono poche, citiamo le più clamorose: le squadre potevano essere composte da un minimo di 11 giocatori fino a un massimo di 31 (per le “partite d’importanza”, che possiamo supporre fossero quelle ufficiali, veniva raccomandato il numero minimo); i tempi di gioco venivano fissati in 30 minuti, ma potevano essere incrementati previo accordo fra i due capitani; i quali capitani giocavano con un fischietto, che permetteva loro di segnalare eventuali azioni scorrette avversarie: solo se non c’era identità di vedute fra i capitani toccava all’arbitro redimere la discussione. In più, a bordo campo era prevista una giuria che aveva il compito di giudicare le capacità tecniche delle varie squadre prima di farle scontrare fra loro, in modo da evitare di far giocare partite troppo squilibrate.
Questo tipo di calcio fu molto “spinto” dalla Federazione, che già nel 1895 sollecitava le affiliate nelle varie città italiane a promuovere la “sezione giuochi all’aperto” nella quale si sarebbe dovuto comprendere “foot-ball, tamburello e palla vibrata”. Per le ultime due discipline non sappiamo, ma per quanto riguarda il calcio l’appello fu raccolto per lo più dalle società del Nord-Est italiano, tanto che fra le iscritte agli annuali concorsi nazionali troviamo squadre di Treviso, Udine, Padova, Verona, Vicenza, Venezia, Bologna e Ferrara. Il Nord-Ovest venne rappresentato più volte da Milan e Mediolanum per la Lombardia, Andrea Doria per la Liguria e la Ginnastica Torinese per il Piemonte. Poi fugaci comparsate di un anno per Alessandria, Cagliari, Napoli, Rieti, Ancona e Lissone.
Tutto ciò per quanto riguarda l’aspetto agonistico che metteva in palio (fino al 1913) il titolo di Campione Federale, mentre diverso fu il processo per le cosiddette “esibizioni”, quelle che ai giorni nostri chiameremmo “amichevoli”: non c’era praticamente città che non annoverasse almeno una Società Ginnastica e ben presto il calcio fece parte di quella serie di intrattenimenti (specialmente estivi) che i ginnasti erano soliti offrire ai loro concittadini.
Il “calcio tradizionale”
Va rimarcato come quasi tutte le società che partecipavano ai campionati ginnastici erano anche iscritte alla Federazione Italiana Foot-ball, la quale approfittava della cassa di risonanza data alla disciplina da parte della Federazione Ginnastica e, nello stesso tempo, dava ai propri affiliati la possibilità di “offrire un prodotto” (come si direbbe oggi) di più facile comprensione: tempi di gioco e numero di giocatori fissi, un arbitro che decideva in autonomia e non che mediava, nessuna giuria a bordo campo. Insomma, si seguivano i regolamenti dell’International Board, cioè quelli portati in Italia da inglesi e svizzeri, i veri “missionari” del foot-ball nello Stivale.
Tornando a Savona: il 4 giugno 1899 lo Sport Club Savona organizzò una partita dimostrativa fra due squadre sociali, divise fra rossi e blu: la vittoria arrise ai rossi, ma non se ne conosce il punteggio; il 18 giugno venne invece organizzato un incontro con la Ginnastica Sampierdarenese. Tratta da www.museosampdoria.com offriamo la foto delle due squadre: i savonesi in maglia rossa, gli avversari in maglia bianca, risultato finale un salomonico 1-1.
Qui di seguito la formazione dello Sport Club e la straordinaria cronaca della giornata sportiva.
Si può supporre che, essendo entrambe squadre affiliate alla F.G.I., seguissero le regole del “calcio ginnastico” ma naturalmente non c’è la certezza della cosa, anche se la formazione venne presentata sul “Cittadino” seguendo i dettami del “manuale Gabrielli”. C’è invece la certezza che i savonesi avessero cominciato gli allenamenti almeno otto mesi prima, visto che “La Gazzetta dello Sport” ne dà notizia il 10 ottobre 1898. Dopo questa prima fiammata, ne seguirono altre abbastanza sporadiche: si può pensare che la qualità del gioco (e dei giocatori) non permettessero altro che estemporanee partite di esibizione.
Ad ogni modo, quella del defunto Sport Club fu in assoluto la prima formazione calcistica cittadina, anche se non partecipò mai a nessuna competizione ufficiale. Nel primo “undici” di cui si abbia notizia, compare anche quel Gio Batta Tarò che sarà fra i promotori e il primo allenatore della sezione calcio della Fratellanza, nel 1907.