Il Savona porta sulle maglie la coccarda tricolore che spetta ai vincitori della Coppa Italia e quella vittoria rinnova l’entusiasmo dell’ambiente.
Luigi Vallongo lascia la panchina da vincitore e il suo posto viene preso dalla “vecchia gloria” Orcino. Il reparto di attacco viene rinforzato con l’acquisto di Luca Peselli, centravanti della Pistoiese dominatrice del torneo precedente; dai toscani arriva pure Roberto Milani e c’è il ritorno di Baldi a centrocampo: la squadra appare veramente completa e pronta al salto di categoria.
Nel frattempo, la Federazione decide di far “dimagrire” la C2 riducendo i gironi da 4 a 3, quindi il salto di categoria non sarebbe stato immediato ma solo dopo uno spareggio con una vincente di un altro raggruppamento.
L’inizio è incerto ma da subito si vedono le potenzialità dell’organico savonese; a metà girone di andata viene vinto lo scontro diretto contro l’Oltrepò, che conta nelle sue fila gli ex Felice e Bongiorni, e il Savona si insedia stabilmente ai primi due posti: l’altalena prosegue per tutto il campionato con il solo Bra che cerca di inserirsi nella lotta per il primato.
Il ritorno a Stradella vede i biancoblù raggiunti sul 2-2 solo a 10 minuti dalla fine. Si cullano sogni di gloria, resi ancora più accesi dall’arresto del presidente dell’Oltrepò per una storia di tangenti: tutti si aspettano il crollo psicologico dei verdi da un momento all’altro.
A tre giornate dalla fine il Savona va a Bra e l’Oltrepò a Rapallo, squadre già tagliate fuori da qualsiasi gioco. A Bra si inventano una rivalità con gli striscioni di cui sotto alla Torretta nessuno sapeva niente, il Savona è seguito in trasferta da 500 tifosi. La partita è al calor bianco, lo sgangherato campo piemontese si trasforma in una bolgia, il Savona rischia seriamente il tracollo.
Al 10′ del secondo tempo il Bra segna la rete del 2-0 con scene di esultanza fuori da ogni logica: Conti, che è portiere dei giallorossi ma è di Savona, si rivolge ai suoi concittadini con gesti che non lasciano niente all’immaginazione. Rabbia e frustrazione montano come un’onda nella tempesta, il Savona tira fuori quello che ha ancora dentro: cinque minuti e Gatti accorcia le distanze. A questo punto i biancoblù, perso per perso, si riversano nella metà campo piemontese nella speranza di agguantare il pareggio. Il 2-2 arriva a un quarto d’ora dalla fine, per merito di Baldi.
La recinzione, sottoposta a un autentico assalto, collassa per buoni 5 metri. Privi di ostacoli, i tifosi possono abbracciare i giocatori e i giocatori i tifosi. L’arbitro non sa che pesci pigliare, perchè non si tratta di un’invasione di campo ma piuttosto di un’orgia selvaggia che si consuma ai bordi dello stesso; i pochi Carabinieri cercano di porsi in mezzo e, aiutati dagli stessi tifosi, rimettono in piedi la recinzione con agganci di fortuna, in modo da far riprendere la partita. I padroni di casa sono in bambola, la spavalderia è passata in un attimo; il Savona una bestia ferita che cerca l’impresa a tutti i costi e la sfiora in più di un’occasione.
Anche a Rapallo finisce in parità e le restanti due gare non servono a rompere l’assoluto equilibrio. Si deve andare allo spareggio per accedere agli spareggi, sembra assurdo ma è così.
Il calendario è compresso e non c’è neanche il tempo di rifiatare: il Savona ha la spia della riserva accesa e si presenta a Casale con parecchi uomini tenuti assieme con il fil di ferro.
Ci sono 1.000 savonesi in trasferta ad incitare i loro beneamini, per cercare di sopperire con il tifo alle carenze fisiche. L’incontro non è certo spettacolare, l’importanza della gara si fa sentire, gli striscioni non sono in grado di far valere l’indubbia superiorità tecnica e le cose peggiorano quando Barozzi è costretto ad alzare bandiera bianca. Passano i regolamentari e i supplementari senza che nessuna delle due squadre sia in grado di sbloccare la partita. Si va ai rigori.
Come ad Avezzano il Savona comincia male: Capurro spedisce fuori. Come ad Avezzano Viviani indossa i panni di Superman e para il tiro di Felice. Come ad Avezzano i rigori del Savona si insaccano senza problemi, mentre quelli degli avversari vengono costantemente sfiorati dal numero uno biancoblù. Tocca a Bocchi: portiere da una parte e palla sul palo! SanViviani ci prova ancora ma questa volta neanche lui riesce a fare il miracolo.
La beffa delle beffe è consumata: vince l’Oltrepò, con il portiere che non è riuscito a gettarsi neanche una volta dalla parte giusta, e perde il Savona, con Viviani che ha parato un rigore e ne ha sfiorati altri tre.