Vale la pena rivivere l’avventura di coppa più ancora che quella di campionato, dove il Savona viaggiava a buon ritmo, ma poi la squadra ha dimostrato di preferire caratterialmente le sfide secche dell’eliminazione diretta: il girone di qualificazione vede gli striscioni chiudere imbattuti davanti ad Imperia e Sanremese, che militava in C1.
La prima fase veniva considerata alla stregua delle amichevoli di Agosto, quelle in cui si cercano più gli schemi e le intese fra i vari reparti che le vittorie: il superamento del turno era motivo di soddisfazione ma niente più. Nei sedicesimi il primo ostacolo: l’Empoli. I toscani non erano ancora la realtà del calcio professionistico che sarebbero diventati da lì a pochi anni: erano ancora nella fase della semina, un’ottima semina che li avrebbe portati a vincere la C1 l’anno successivo. Il Savona passò agevolmente il turno al cospetto dei più quotati rivali e si presentò agli ottavi spostando di pochi chilometri il raggio d’azione: a Prato. I biancoazzurri pratesi militavano nella stessa categoria degli striscioni, girone C; a dirla così sembrerebbe che l’impegno fosse stato più facile, invece si rivelò assai ostico: all’1-0 dell’andata i toscani replicarono con lo stesso punteggio e solo i rigori qualificarono il Savona.
Nei quarti davanti ai biancoblù si parò la terza squadra biancoazzurra di fila: il Novara, che tra l’altro era anche compagna di girone. Altra sfida sul filo di lana: all’1-0 per i biancoblù dell’andata, i piemontesi replicarono con un 2-1. Non valeva il gol segnato in trasferta per cui si andò nuovamente ai rigori, e nuovamente i tiri dagli undici metri premiarono gli striscioni.
Il discorso cominciava a farsi interessante: in semifinale il Savona avrebbe incontrato il Lanerossi Vicenza, caduto in C1 dopo decenni di serie A e B. A blasone non c’era gara, a nomi nemmeno: i biancorossi non lesinavano gli sforzi per tentare il ritorno fra i cadetti , il Savona vivacchiava a metà classifica in C2… Sul campo il discorso sarebbe stato ben diverso.
Andata al Bacigalupo: 4.000 persone per la notturna di martedì 4 Maggio. La prima semifinale di Coppa ospitata da Savona.
Gli ospiti sono nettamente più forti ma i biancoblù si battono come leoni, la grinta contro la tecnica, la tenacia contro la sagacia. Il Savona passa in vantaggio con Zorzetto e i tifosi non credono ai loro occhi: si comincia a sognare la finale! A riportare tutti sulla terra ci pensa Perrone, entrato da 10 minuti al posto di Grop. La prova tutta cuore e volontà degli striscioni alla fine viene ripagata con grandi applausi, come se avessero veramente vinto.
Il ritorno si gioca un mercoledì pomeriggio: il 19 Maggio. Attaccati alle radio si vivono momenti di un’intensità fenomenale quando Luccini, praticamente nell’unica azione d’attacco del Savona, porta in vantaggio i biancoblù! E’ il 20° del primo tempo e manca veramente troppo per crederci: si aspetta l’onda d’urto veneta e i conseguenti danni. Invece il previsto assalto si trasforma solo in un assedio, passano i minuti ma la difesa ospite non capitola.
Rispolverando un catenaccio degno del Padova anni ’60, i biancoblù si arroccano senza cedere: Ridolfi salta da un palo all’altro come se avesse vent’anni, i difensori spazzano tutto quello che passa in prossimità dell’area, il Savona si difende in 10 e lascia là davanti Luccini, pronto a colpire e tenere palla in qualche raro contropiede.
A trenta dal termine comincia una sofferenza inenarrabile; a venticinque si suda più che i giocatori in campo; a venti il mutismo è totale; “Quanto manca?” “Un quarto d’ora” “Chi è l’altra finalista?” “Il Campobasso” “Sono forti?” “Eeeh…”; meno dodici: gli sguardi esprimono un solo concetto “Dimmi che non sto sognando, dimmi che non sto sognando!”. A dieci dalla fine Pierino Cucchi, vecchia gloria biancoblù e allenatore del Savona, fa una cosa per cui i tifosi del Delfino si mettono le mani nei capelli: fuori Luccini, unica punta che teneva impegnati due uomini a sua guardia, e dentro un difensore!
Definirla una mossa sciagurata è poco: senza punte avversarie in campo i vicentini possono attaccare a pieno organico, invece che con soli 8 uomini. Il Savona rincula ma non ha più nessuno che possa lottare sui rinvii e alleggerire la pressione sulla difesa. Neanche il tempo di farsi passare per la testa tutti questi pensieri che i berici pareggiano; negli ultimi 9 minuti i padroni di casa ribaltano la situazione e distruggono il sogno di una città che, invece di lavorare, aveva passato il pomeriggio incollata alla radio. Le qualità dei biancorossi vengono fuori anche nelle due finali e sarà il Lanerossi ad aggiudicarsi la Coppa.
Ma la stagione non si riduce alla sola cavalcata di Coppa Italia. In squadra esordisce il fglio dell’allenatore: Enrico Cucchi, giocatore di classe cristallina che a soli 16 anni si leva la soddisfazione di iniziare la carriera fra i professionisti.
Il Savona sarà solo la prima tappa di un cammino che lo porterà a vestire anche la maglia dell’Inter e della Nazionale Under 21, ma che verrà tragicamente troncato a soli 31 anni.