Da questa stagione viene istituita la Coppa Italia semiprofessionisti a cui partecipano squadre di C e D, che poi si trasformerà nelle rispettive coppe di categoria. Il campionato è da ricordare: in testa si risolve con un duello all’ultimo sangue tra Parma, Udinese, Alessandria e Venezia. La spunteranno i crociati allo spareggio sui friulani, 2-0 a Vicenza.
I grigi seguiranno di un solo punto, mentre i lagunari arriveranno a due. Ma il motivo principale di questa stagione sta in una partita, una partita da film.
Il 25 Febbraio del 1973 scende al Bacigalupo l’Alessandria. I biancoblù, che alla fine arriveranno quinti, nutrono ancora qualche chance, mentre i piemontesi sono in testa in piena lotta per il primato. Lo stadio è esaurito e la rappresentanza grigia nutrita. Pare però che ci si debba avviare verso la classica “domenica maledetta”: l’autogol di Capra a inizio ripresa si incastona alla perfezione fra la traversa di Rossi e il palo di Panucci… sembra l’inizio della fine. Parma e Udinese si sono inchinate agli striscioni, se l’Alessandria la spunta mette praticamente il sigillo ai sogni di gloria savonesi e si pone come la favorita numero uno alla promozione. A cinque minuti dal termine il pubblico, deluso, comincia a sfollare: a quei tempi i 90 minuti di gioco erano rigorosamente rispettati e soli 30 secondi di recupero facevano imbufalire gli spettatori e non solo. A quattro dal termine Gottardo insacca di testa il gol del pareggio: chi, malfidente, stava lasciando lo stadio torna indietro di corsa. Giusto in tempo per vedere i biancoblù finire di abbracciarsi e… calcio d’avvio battuto ovviamente dagli alessandrini, due passaggi e il Savona ruba palla, una verticalizzazione, cross di Bosca, sulla sfera si avventa Panucci che con un destro al volo fa secco il portiere ospite! Gol! Due gol in tre minuti! 12.000 persone in delirio, i giocatori di più, i grigi sotto choc, pochi istanti e l’arbitro fischia la fine. La rivalità tra Savona e Alessandria diventa astio. I ragazzi e i bambini presenti allo stadio, e a quei tempi non erano pochi, vivono un’emozione tale che li folgorerà per il resto della loro vita.
Ecco un bel modo di diventare tifosi del Savona!
A fine partita la classifica diceva: Parma 32, Alessandria 31, Savona 30. Si sognava ad occhi aperti. In seguito, qualche battuta d’arresto di troppo, come quelle casalinghe con Vigevano e Derthona o fuori casa, come a Piacenza e a Vercelli ridimensionarono gli obiettivi.
Alla fine arrivò un 5° posto che apparve a tutti come la base di lancio per riaprire un ciclo ad alto livello, pari a quello ’58–’67: il destino si dimostrò, invece, ben diverso.
Ma guardiamola meglio questa stagione.
Come poté avvenire questo piccolo miracolo?
Prima di tutto ci fu, di mezzo, una vera rivoluzione sul piano dirigenziale. Dopo molti anni abbandonò il Savona il gruppo della Fulgorcavi di Aldo Dapelo che aveva diretto la società anche per il tramite di altri personaggi come Tardini e Viola. La presidenza fu assunta da Mario Briano, un imprenditore edile che aveva giocato a calcio indossando anche la maglia biancoblu negli anni ’50. Briano indovinò alcuni passaggi–chiave nella costruzione della squadra: ritornò, infatti, a Savona, dopo molte peregrinazioni “Victor” Panucci che, nella stagione precedente ad Asti, complice Giancarlo Antognoni, aveva messo a segno 24 reti; si dimostrarono acquisti di gran classe gli ex casertani Corbellini e Gottardo; fu recuperato, dopo un periodo di forzata stasi, Alberto Tonoli, che a Bari aveva ben dimostrato di valere la Serie A.
Ma il merito maggiore di quella fortunata stagione va ascritto all’opera paziente di Ezio Volpi, alla guida della squadra per la prima volta dall’inizio della stagione; purtroppo sarà l’ultima occasione per il “clan” biancoblu.