Arriviamo al fatidico 1907: il “Cittadino” del 22 Giugno dà notizia che, due giorni avanti, su iniziativa dei signori Cesare Lanza e Nicolò Pessano era stata fondata la “Sezione Giuochi” della Fratellanza Ginnastica Savonese, che comprendeva il foot-ball, la palla vibrata (l’odierno pallone elastico) e il tamburello; e quattro giorni, dopo, il 26, la seconda notizia ufficiale dell’inizio degli allenamenti in Piazza d’Armi, allenamenti diretti da Baciccia Tarò, indiscusso massimo esperto cittadino del nuovo gioco. Tra il 1907 ed il 1908 l’attività della nuova squadra, che sceglie i colori biancoblu omologhi a quelli della Fratellanza (che li aveva preferiti, tanti anni prima, in omaggio alle maioliche albisolesi intitolate alla “Vecchia Savona”) disponendoli, però, in verticale, anzichè in orizzontale (come facevano del resto tutte le squadre di calcio per distinguersi, non tanto dai rugbysti perchè in Italia il gioco della palla ovale non era ancora stato importato, quanto proprio dai ginnasti), si svolse prevalentemente con gare amichevoli (avversaria preferita l’Andrea Doria: probabilmente il Genoa era considerato inavvicinabile) ed incontri estemporanei con avversari i marinai inglesi delle diverse navi in porto (si legge, infatti, di Savona-Vapore Sida; Savona-Team England; Savona-Vapore Grenmoor). I biancoblu si recano anche a Vado, sul campo di Leo, e nella cittadina confinante crescono i fermenti che porteranno, nel 1913, alla fondazione della società rossoblu (a Savona intanto il calcio prende piede: ci sono la Pro Savona, la Pio VII, nel 1910 si forma la Veloce e nel 1912 lo Speranza). L’anno fatidico, del vero ingresso dei savonesi nel novero del calcio italiano è però il 1910, allorquando il 24 Aprile sul campo di Piazza d’Armi, e poi a Genova sul campo della Cajenna in via Clavarezza (dove adesso sorge la gradinata Nord dello Stadio di Marassi) gli striscioni affrontano la 3a squadra dell’Andrea Doria, nella “finale” del campionato ligure di III categoria: le virgolette sono d’obbligo in quanto i doriani giunsero alla partita dopo un mini-girone cittadino contro la terza squadra del Genoa e lo Spinola. Alla vincitrice spettò la disputa del titolo contro l’unica altra formazione ligure affiliata alla Federazione: la Fratellanza Ginnastica Savonese, per l’appunto. Le cose non andarono bene e, dopo un primo pareggio per 1-1, i doriani s’imposero in casa con un perentorio 6-1. Ma, come si suol dire, ormai il dado era tratto e l’anno dopo i savonesi furono ammessi alla categoria superiore. Abbiamo la formazione di quelle partite: in più disponiamo dell’11 sceso in campo nel mese di Marzo, sempre avversari i doriani e che riportiamo in questa occasione. Becco, Poggi, Sances, Biacca, Grossi, Foschi, Tarò A., Morandi, Capelli, Ghigliano, Tarò G.B. In campo c’è già “Carlitto” Ghigliano, per 11 anni colonna del calcio savonese, poi fondatore dell’Albenga che, per ironia della sorte, vestirà la maglia azzurra (la nazionale italiana inizia il suo cammino proprio in quel maggio 1910, liquidando 6-2 la Francia all’Arena di Milano) nell’unica stagione disputata con la la maglia del Genoa (la “sudditanza psicologica” non solo degli arbitri, ma anche dei selezionatori della nazionale, esisteva anche allora).